«Il Papa? Giovanni Paolo VI» E gli onorevoli diventano Iene

Nuova puntata sull’ignoranza dei parlamentari tra gravidanze record e il mistero dell’Ultima cena

Paolo Brusorio

Se il Darfur è quella nuova moda di fare le cose velocemente (Giuseppe Fini, Forza Italia) allora il Papa può benissino chiamarsi Giovanni Paolo VI (onorevole Fasciani, Ulivo) o anche Bonifacio (il collega Castiello di An): insomma a passare alla storia non sarà solo il tecnico agrario di Rovigo, Fini appunto. Perché ieri sera le «Iene» hanno bissato il servizio di martedì scorso, rimontando perfidamente le balzane risposte di onorevoli e senatori che l’inviata della trasmissione Sabrina Nobile fece loro quando si insediarono in Parlamento. Era il maggio scorso e l’onorevole Greco prima diceva «noi dell’Udc cerchiamo di essere intelligenti e anche furbi» e poi scivolava alla grande sulla scoperta dell’America spedendo le tre Caravelle e Cristoforo Colombo al di là dell’Oceano nel 1600: «Massì, dovrebbe essere il 1640, il 16 e il 40 mi portano fortuna». Sistemato il navigatore genovese, anche vinti e vincitori della Rivoluzione finiscono nel calderone. Sentite qua. Palombo (An): «’400, ’500, ’600, cosa vuole che le dica?»; Minardo (Forza Italia): «Nel 1860». Romagnoli (Forza Italia): «Un attimino», prima della fuga in Aula. Anche Leonardo da Vinci paga dazio al deficit culturale dei parlamentari: chi ha dipinto l’Ultima Cena è la domanda che ai tempi di Rischiatutto forse non valeva neanche diecimila lire, ma com’è o come non è l’onorevole Pellegrino (Verdi), che dietro suggerimento centra il nome del Papa, fa scena muta e, mannaggia, il nome di Leonardo non gli passa per la testa nemmeno a spremere tutte, ma proprio tutte, le meningi. Colpaccio finale con la riproposizione dell’onorevole Lucchese Udc: «Quanto dura la gravidanza? Dieci settimane». Si aprono scenari inquietanti sulla natura umana, tanto che Lucchese, forse accortosi della bestialità, cerca un’improbabile spiegazione legata ai cicli delle donne finendo per arrendersi all’evidenza. E all’ignoranza. Insomma, un replay, quello di ieri sera, ancor più inquietante del botto della settimana scorsa.

Test, esame di ammissione, patente da parlamentare a punti: ogni cosa, ma qualcosa pur di non rivedere certe figuracce. E lasciare in pasto alle «Iene», come è successo ieri sera, i direttori dei giornali, ridicolizzati con domande e risposte montate a casaccio.

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