Parigi scommette sulla "pace impossibile"

Al summit dell’Unione per il Mediterraneo voluto da Sarkozy hanno tenuto banco i passi avanti nell’eterno conflitto israelo-palestinese. Nicolas si candida a far da paciere in Medio Oriente rilevando il ruolo di Bush. Gettate le basi per il futuro del nuovo forum internazionale

Parigi scommette sulla "pace impossibile"

nostro inviato a Parigi

Si brinda alla nascita dell'Unione per il Mediterraneo, il cui segretariato (si decide a Marsiglia a novembre) dovrebbe comunque aver sede su sponda africana. Ma l'emozione cresce soprattutto per i nuovi e forse decisivi passi avanti nell'eterno conflitto arabo-israeliano. «Mai stati così vicini ad un accordo di pace» dichiara infatti il premier di Gerusalemme Olmert dopo un colloquio a tre con Sarkozy e Abu Mazen. Il leader palestinese lo conferma: «Sono stati avviati contatti approfonditi con Olmert e la Livni e proseguiremo questo sforzo».
Non che i dubbi su un’intesa siano del tutto sfumati. Si sa perfettamente, ad esempio, che ad un Olmert, reso anatra zoppa in patria dalle accuse di concussione, sia conveniente far sapere ai suoi concittadini che sta per arrivare ad un fatidico e agognato traguardo. Anche Abu Mazen ha da guadagnare rispetto a Hamas, che pare all'improvviso disponibile al dialogo. Insomma tutto - con gran soddisfazione del padrone di casa, Sarkozy - si mette a girare per il verso giusto in una situazione giudicata per anni irrisolvibile. Sempre Olmert annuncia infatti che i negoziati con la Siria per ora sono indiretti ma di sperare che «presto divengano un dialogo diretto».
Mubarak invita palestinesi e israeliani a perseguire l'obiettivo della deposizione delle armi. Beirut è sulla stessa linea, ben felice di sottrarsi alla tenaglia Damasco-Gerusalemme che ne impediva ogni movimento. Mentre i siriani (fin qui contrari a contrarre impegni sul tema) per la prima volta non protestano e anzi pongono anche la loro firma su un punto caldo e delicato del patto sul Mediterraneo, che si impegna «a sradicare il terrorismo, combattere chi lo sponsorizza e affrontare le condizioni che conducono alla sua diffusione».
Sarkozy può festeggiare. Ha raccolto 43 capi di Stato e di governo (in realtà 42 perché il sovrano del Marocco si è fatto sostituire all'ultimo dal fratello) e li ha resi compartecipi della sua idea di una intesa economico-politica tra Ue e Stati rivieraschi del Mediterraneo. Ha scongelato Annapolis - che potrebbe avere una coda finale ad Erice, secondo quanto proposto da Berlusconi - e comunque si è candidato di fatto a far da paciere in Medio Oriente anche nella sua veste di presidente europeo del semestre: «Farò di tutto perché la Ue si impegni per il processo di pace, visto che non è stata abbastanza presente politicamente, finora».
Resta da vedere quanto promesse ed impegni si trasformeranno in cose concrete. C'è speranza e non di maniera per la soluzione della vicenda israelo-palestinese (anche perché con la Siria tirata in gruppo, Teheran, che preoccupa Gerusalemme, rimane comunque isolata). Mentre sull'Unione per il Mediterraneo si resta sul piano degli auspici. A cominciare da quello di una copiosa raccolta di fondi - specie privati - senza i quali i progetti messi a punto rischiano di restare nel libro dei sogni.

«Fare del Mediterraneo uno spazio di pace, sicurezza e stabilità» la parola d'ordine del presidente francese con cui ha chiuso l'appuntamento, prima della cena di gala al Petit Palais. «Non far niente del resto - aveva detto introducendo i lavori con riferimento tanto al patto mediterraneo che al Medio Oriente - significherebbe tradire i propri ideali».

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