Le parole di un’adolescenza inquieta

Torna sulla scena Davide Enia, il celebre «cuntista» siciliano, che questa volta spalanca le porte di un universo attuale e al tempo stesso ancestrale

Più che recitare, canta. Canta le parole di un’adolescenza inquieta, candida, sentimentale, confusa. Canta la voce di una terra - la Sicilia - dove echeggiano miti e lacerazioni antiche. Canta i movimenti ondosi del mare davanti a Palermo; le saghe epiche di un popolo di pescatori e filosofi; i lamenti funebri di madri straziate sui corpi dei figli morti. E lo fa con la semplicità di sempre. Ma stavolta con un’attenzione quasi maniacale alla musicalità della scrittura. Quasi che Davide Enia, «cuntista» poco più che trentenne formatosi alla scuola di Mimmo Cuticchio, in questo suo nuovo lavoro/dittico intitolato I capitoli dell’infanzia (ora in scena al Piccolo Eliseo) fuoriuscisse consapevolmente dall’afflato storico-parodistico dei precedenti allestimenti (e basti citare il successo di Italia-Brasile 3 a 2 o, poco più tardi, quello di Maggio ’43) per virare verso regioni più mitologiche, più umane (nel senso antropologico e sociologo del termine) e, se vogliamo, più autobiografiche. Regioni dove resta intatto il gusto della descrizione - abbiamo visto il primo dei titoli che compongono il tandem, Antonuccio si masturba, un piccolo capolavoro di teatro detto e agito con tutto il corpo - e della caratterizzazione ironica ma dove, forse, si fa più evidente l’energia pura del «raccontar cantando». Il desiderio, cioè, di sdoganare stupori, paure, sfide, sentimenti, smarrimenti giovanili e adolescenziali partendo da un punto di vista intimo, sommesso, famigliare: un padre risucchiato dai flutti, uno zio cieco, una madre un po’ bambina e un po’ gendarme, quelle ragazze che popolano i sogni notturni come fossero luminose ossessioni. Un desiderio che si traduce in versi, in scrittura dall’andamento ciclico, in ritornelli di immagini e suggestioni. Il bravo attore/autore sta da solo in scena (lo accompagnano due ottimi musicisti, Giulio Barocchieri e Rosario Punzo, capaci di far risuonare panche, bottiglie, caraffe), seduto su una sedia spinta ai limiti del proscenio dalla quale si spalanca un mondo di emozioni nuove, di giochi maschili in odore di eroismo audace, di avvisaglie amorose puntellate di soluzioni maldestre e di naturale incapacità di capire. Un universo attuale, verosimile, e tuttavia ancestrale, in cui fa capolino la morte, in cui il mare segna le esistenze con cicatrici indelebile, in cui la lingua - un siciliano ben comprensibile, scandito ritmicamente secondo la migliore tradizione del «cunto» - avvolge tutto e tutti in una danza che è musica per le orecchie e crescente nutrimento per il cuore.

Da non perdere.
Lo spettacolo si compone di due parti, «Antonuccio si masturba» e «Piccoli gesti inutili che salvano la vita», replicate a settimane alterne. In cartellone fino al 2 dicembre. Informazioni: 06/4882114.

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