Le parole di Bagnasco? Concordate col Papa

La sinistra accusa il presidente Cei di «scivolone» sui valori «non negoziabili». Ma non sa che l'intervento anti-abortista del cardinale era stato preceduto da un incontro con il Pontefice. Altro che «retromarcia»

Le parole di Bagnasco? Concordate col Papa

La nuova parola d'ordine da sinistra è «scivolone». Angelo Bagnasco, il cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana, nella sua prolusione al Consiglio permanente, lunedì scorso, avrebbe esagerato con la sua tirata antiabortista, intervenendo a gamba tesa nella campagna elettorale. Il suo discorso non sarebbe andato giù a più d'uno nei sacri palazzi, come pure tra i vescovi. La prova più evidente di tutto questo? Il fatto che 24 ore dopo la prolusione, Bagnasco avrebbe in qualche modo corretto se stesso.

Lunedì il cardinale spiegava che esiste una gerarchia di valori e che solo sul fondamento dei principi irrunciabili - la dignità della persona umana, indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; libertà religiosa e libertà educativa, famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna - possono «impiantarsi» ed essere garantiti «altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa» o «l'accoglienza verso gli immigrati». Mentre il giorno dopo, quale primo firmatario di una nota dei vescovi liguri sulle prossime elezioni, avrebbe corretto il tiro, mettendo tutti i valori sullo stesso piano.

Se la prolusione era suonata di fatto come un altolà a candidature come quella di Emma Bonino nel Lazio, la retromarcia avrebbe avuto un effetto riequilibratore, accolta con un sospiro di sollievo dai leader del centrosinistra. Una presunta correzione di rotta che per l'intera giornata di martedì è stata presentata dai giornali online, finendo per essere tardivamente smentita dal portavoce della Cei solo in serata. Con poca efficacia. Il giorno dopo, infatti, in molti hanno costruito retroscena sulla retromarcia di Bagnasco, il quale, avendo scritto la prolusione e avendo pure firmato per primo la nota dell'episcopato ligure, si trovava in apparente disaccordo con se stesso.

Bisogna innanzitutto ricordare che il documento dei vescovi della Liguria era stato scritto alcuni giorni prima e dunque era precedente alla prolusione, come precedente era un intervento del vescovo di Alessandria, Giuseppe Versaldi, candidato alla guida dell'arcidiocesi di Torino, ben conosciuto e stimato anche dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone che lo ebbe come vicario a Vercelli, il quale spiegava sul suo settimanale diocesano che il credente deve evitare «di enfatizzarne alcuni valori e di dimenticarne altri». Anche queste parole di Versaldi, pur scritte prima della pubblicazione della prolusione, sono state rilanciate e interpretate come un tentativo di smarcarsi dal cardinale Bagnasco.

Non poteva infine mancare l'evocazione, sullo sfondo, degli ormai ben noti dissapori tra il vertice della Segreteria di Stato - che amerebbe essere la cabina di regia dei rapporti con la politica anche in Italia, a fronte di un profilo più basso dei vertici dell'episcopato - e quello della presidenza della Cei - che intende invece continuare a gestire questi rapporti come accaduto fino ad oggi. Dietro il Bagnasco prima maniera, antiabortista, si nasconderebbe l’eminenza grigia di Camillo Ruini (il quale peraltro non conosceva in anticipo la prolusione del suo successore), mentre dietro Bagnasco che si auto-corregge per far pace con il Pd, ci sarebbero la reale opposizione di alcuni settori dell’episcopato e lo stesso Bertone, non certo entusiasta della prolusione.

Al di là dell'evidente pasticcio comunicativo, l'ennesimo nel panorama ecclesiale degli ultimi mesi, in pochi ricordano che lo scorso 15 marzo Bagnasco è stato ricevuto da Benedetto XVI al quale ha sottoposto, come d'abitudine, i contenuti della prolusione.

Che esista una gerarchia di valori è peraltro un insegnamento della teologia morale classica, che i valori «non negoziabili» considerati fondativi siano quelli elencati dal presidente della Cei lo si evince dalla lettura della Nota dottrinale circa l'impegno dei cattolici in politica, pubblicata nel gennaio 2003, approvata da Giovanni Paolo II, firmata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger e dall'allora Segretario dell'ex Sant'Uffizio, Tarcisio Bertone. Così come va ricordato che Bagnasco non ha usato come una clava il tema dell'aborto e della RU486 per fini elettoralistici, dato che in quasi tutte le sue prolusioni l'argomento aveva trovato spazio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica