Parte l’operazione «All In»: il fisco chiama i poker players

L'indagine sui redditi dei poker players diventa seria. L'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza stanno accertando le tipologie di redditi «conseguite in Italia o all'estero, ed in particolare alle vincite al gioco, ai premi derivanti da prove di abilità o della sorte ed ai proventi derivanti da sponsorizzazioni o dallo sfruttamento dei diritti d'immagine». Questo è quanto recita una delle tante comunicazioni percepite dai players italiani che, mano a mano e a seconda degli impegni degli uffici incaricati, verranno sentiti tutti.
Le dimensioni che sta assumendo il poker hanno posto il problema negli uffici deputati al controllo dei capitali e dei movimenti degli stessi. E per facilitarsi il lavoro i finanzieri hanno preso il pc e sono andati a controllare i ranking dei torneisti (Hendonmob e Cardplayer su tutti) dove tutto è alla luce del sole. Così, sulla base dell'articolo 7 del DL 167/90, «Rilevazione a fini fiscali di taluni trasferimenti da e per l'estero di denaro, titoli e valori», sono stati spediti i moduli che i giocatori devono compilare (almeno relativamente a quelli delle Agenzia delle Entrate che Gioconews.it ha potuto esaminare), e poi presentare personalmente su un appuntamento già fissato presso gli uffici relativi. L'attenzione è su tutto quello che è riconducibile alla figura del poker player, sponsorizzazioni comprese. Il periodo è quello che va dal 2006 al 2009.
L'operazione, «All in» sarebbe un progetto nato per controllare un fenomeno in espansione, per monitorare transazioni monetarie estero-Italia e viceversa, e per passare ad un inquadramento della figura del professional poker player come in Usa. Oltre a lanciare un'operazione che potrebbe portare qualche soldo alle casse dello stato, il prossimo passo potrebbe essere quello di creare un profilo giuridico, fiscale ed economico nel quale inquadrare chi gioca a poker. Tuttavia l'applicazione delle norme di riferimento citate nelle carte prodotte da Gioconews.it, risulta alquanto complessa per via dell'attività dei rounders.

Dai primi esami delle situazioni patrimoniali dei giocatori convocati presso la Gdf o presso l'Agenzia delle Entrate, da dichiarare ci sarebbe ben poco perchè molte di quelle transazioni rintracciate nei conti correnti dei players interessati erano solo flussi di passaggio. Le spese di viaggio, i buy in, gli hotels, se il player non vince i primi premi dei maggiori circuiti internazionali rischia spesso di finire in perdita e, bene che vada, in pareggio.

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