Il partito la vuole, la gente no Ecco la moschea imposta dai ds

Marco Bastiani

La loro non è una guerra di religione, ma una battaglia di democrazia. Non una crociata contro l'Islam, ma piuttosto una lotta contro i Ds. Siamo a Colle Val d'Elsa, nel cuore della campagna toscana, fra Firenze e Siena, in quel fazzoletto di terra amato in tutto in mondo per l'olio, il vino, gli agriturismo e la tranquillità, ormai perduta per colpa della costruzione di una moschea che dovrebbe essere la più grande d'Italia dopo quella di Roma.
Contro la sua realizzazione si sono scagliati intellettuali e giornalisti, esponenti del mondo musulmano e politici, ma niente sembra fermare un progetto che ha convogliato molti dei 20mila tranquilli abitanti di Colle, la maggior parte dei quali con la tessera della Quercia in tasca, in agguerriti comitati, ormai esperti di delibere comunali, ricorsi e referendum. Sì, perché proprio due referendum negati (dal collegio di garanzia, composto da tre diessini, e dal consiglio comunale) sono la pietra dello scandalo. Negati anche se il no alla moschea era stato firmato da più di 4mila cittadini. «La sinistra parla di scelte partecipate, ma qui i sindaci Ds che si sono succeduti negli ultimi anni hanno letteralmente ignorato ogni confronto con i cittadini, obbedendo solo ai diktat del partito decisi a tavolino», spiega Leonardo Fiore, consigliere comunale, che con la lista civica Insieme per Colle, nata proprio dalla mobilitazione anti-moschea, due anni fa ha raggiunto il 12 per cento, portando per la prima volta in sessant'anni il Pci-Pds-Ds sotto quota 50 per cento. Per costruire la moschea, con tanto di cupola in simil-oro e minareto alto 12 metri in cristallo (siamo nella terra della Calp che, seppur in crisi, resta una delle imprese simbolo del cristallo), disegnata dall'architetto tarantino Danilo Raccuja, il Comune ha modificato il Piano regolatore nel 2000 e ha trasformato tremila metri quadrati di «area di completamento», in pratica giardini con tanto di panchine (anche se regolarmente ignorati dai manutentori del Comune), in spazi desinati ad attività ricreative e religiose. «Nessuno si era accorto di questa modifica, è stato fatto tutto col silenziatore», dicono gli esponenti locali della Lega Nord, anche loro impegnati nella battaglia. Lo studio di fattibilità della moschea, dove Raccuja aveva immaginato la grande piazza (poi un po' ridimensionata) luogo simbolo di Colle, insieme al centro storico, porta una data emblematica: settembre 2001. Mentre tutto il mondo si interrogava su come combattere il terrorismo islamico, il Comune stava trasformando il tranquillo quartiere dell'Abbadia nel principale luogo di ritrovo musulmano della Toscana, a trenta metri da palazzine finite degli anni Novanta e abitate, per lo più, da famiglie di mezz'età e pensionati, che da quel momento temono di dover ascoltare dall'alba al tramonto le preghiere dei muezzin trasmesse dagli altoparlanti.
«Non voglio vedere questa moschea», ha spiegato la Fallaci al New Yorker qualche giorno fa, rincarando la dose: «Se sarò ancora viva, andrò dai miei amici a Carrara, sono tutti anarchici. Con loro, prendo l'esplosivo e la faccio saltare». Parole forti, ma che insieme a tante altre prese di posizione hanno almeno avuto il pregio di aver portato la questione moschea dai tagli bassi dei giornali locali sui giornali e le emittenti di tutto il mondo, a iniziare dalle tv americane Fox ed Nbc. «Ringraziamo la Fallaci come tutti gli intellettuali e i mass media che si interessano al caso - spiega ancora Fiore -, ma qui nessuno vuol fare saltare nulla, semplicemente perché nessuno vuol farla costruire...».
Eppure, secondo indiscrezioni, i lavori potrebbero iniziare presto, già in luglio, quando le palazzine si spopolano per le vacanze. Prima di allora il sindaco, Paolo Brogioni, da un po' di tempo sotto scorta, è pronto a far installare telecamere di sicurezza in tutta la zona, anche se gli abitanti giurano che metteranno in atto solo proteste non violente. Il primo cittadino non si è mai pronunciato contro il referendum, ma pubblicamente ha detto che non serve un altro passaggio democratico per far approvare la realizzazione della moschea, visto che era nel suo programma elettorale e che i colligiani l'hanno eletto con un'ampia maggioranza.
«Qui tutto sta degenerando perché in realtà non c'è bisogno di una moschea così grande - analizza serenamente Yassine Belkassem, esponente della consulta degli immigrati nella vicina Poggibonsi -. In tutta Colle i musulmani saranno al massimo 300, ma quelli che frequentano le preghiere venti o forse trenta, non serve una moschea come quella che vogliono costruire». E i colligiani gli danno ragione: «Il nostro timore, è che questa zona diventi il punto di riferimento per gli islamici di tutta la Toscana con tanto di mercatini, come previsto dalle delibere, per il loro autofinanziamento». Una possibilità che ha già fatto gola a una casa editrice di Modena, celere nell'inviare lettere di questo tenore agli abitanti: considerando l'islamizzazione del quartiere, premunitevi per tempo e acquistate il Corano e altri libri religiosi a un prezzo speciale... L'imam, Feras Jabareen, un tempo noto per essere fra i più moderati d'Italia, ormai sta al gioco della sinistra: le sue dichiarazioni sono sempre misurate («È libera di esprimere opinioni», ha risposto alla Fallaci), ha registrato le dimissioni del tesoriere legato all'Ucoii (l'associazione legata agli estremisti dei Fratelli musulmani) e accusato, anche dal vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam, di non essere stato eletto, al pari degli altri capi delle moschee in Italia, ha organizzato subito consultazioni interne.
Dopo aver ricevuto dal Comune 11 milioni di vecchie lire per lo studio di fattibilità, l'edificabilità, gli oneri di urbanizzazione primari e secondari gratis, dopo aver ottenuto due tranche di finanziamenti dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena (controllata sempre dalla sinistra) di 200 e 300mila euro, qualche giorno prima delle politiche Jabareen ha detto: «Qui il 99,9 per cento della comunità vota per l'Unione». Secondo indiscrezioni, fra le tremila nuove richieste di finanziamento giunte alla Fondazione Mps (nella cui deputazione amministrativa sedeva il vecchio sindaco di Colle, Marco Spinelli), ce n'è un'altra destinata alla moschea.
«Qui nessuno aveva mai avuto problemi con gli islamici e la maggioranza votava con fedeltà il partito, ma oggi l'imam sa che nessuno di loro qui è benvenuto, così come i Ds sanno che hanno perso la fiducia di molti di noi», rincara la dose un abitante del quartiere che, con la sacca da golf in spalla, si sta dirigendo al vicino impianto sportivo, che ospita anche una decina di campi da calcio, tennis e basket. «Il modo peggiore per farci convivere con loro è quello di imporci il centro religioso», ribadisce Fiore, che sta preparando il ricorso al Tar contro il secondo referendum bocciato, mentre spera si realizzi un sogno che non vorrebbe neanche pronunciare. «Abbiamo inviato un appello al presidente della Repubblica per far annullare l'atto amministrativo di costruzione della moschea. Ciampi non ci ha mai risposto, ma ora abbiamo visto che Napolitano ha concesso in quattro e quattr'otto la grazia a Bompressi, che di fondo aveva una grande questione di coscienza.

Il nostro caso, in confronto, è davvero una sciocchezza, anche perché chiediamo solo che la moschea non sia costruita sotto le nostre finestre. Oltre il giardino e la strada ci sono solo ettari di coltivazioni. Lì non darebbe fastidio a nessuno. Presidente, se ha il tempo di occuparsi della questione, gliene saremmo sempre grati».

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