Paura in Vaticano, un’auto sfondò i blocchi

RomaUn mese fa un’automobile guidata da un giovane squilibrato è entrata a tutta velocità in Vaticano e dopo aver superato due sbarramenti ha rischiato di travolgere un prete che usciva da San Pietro al termine di una cerimonia papale. Alcuni giorni dopo, una macchina con la targa vaticana, parcheggiata in una via di Roma, è stata raggiunta da alcuni colpi di arma da fuoco. Due episodi slegati tra di loro – nel primo caso si è trattato del raptus inconsulto di un giovane, nel secondo caso, probabilmente, del gesto dimostrativo di qualche balordo – che non hanno neanche lontanamente sfiorato la persona del Pontefice, ma che vengono rievocati in queste ore dopo lo scampato pericolo per Benedetto XVI, trascinato a terra dalla giovane donna svizzera la notte di Natale.
Il primo dei due episodi, confermano al Giornale ambienti investigativi italiani, è avvenuto nel tardo pomeriggio del 28 novembre, vigilia della prima domenica di Avvento. Quel pomeriggio, alle 17, Papa Ratzinger presiedeva nella basilica di San Pietro i primi vespri solenni. La cerimonia si è svolta regolarmente, senza alcun imprevisto. Verso le 18, una Volkswagen Lupo di colore nero si è avvicinata al cancello d’ingresso in Vaticano che si apre in piazza del Sant’Uffizio, alla sinistra del colonnato berniniano guardando la basilica. Lì staziona solitamente anche un’auto civetta della polizia, ma la competenza nel regolare gli accessi è delle due guardie svizzere, che svolgono una prima azione di filtro, e poi della postazione dei gendarmi vaticani, che si trova più avanti, all’interno. Alla guida della Lupo c’era un giovane disadattato. L’auto è entrata a tutta velocità e ha continuato a correre rischiando di travolgere alcune persone che uscivano dalla celebrazione: un sacerdote si è prontamente gettato a terra per evitare di essere investito. Quindi ha superato anche lo sbarramento dei gendarmi per finire poco dopo la sua corsa in Largo Braschi, accanto all’uscita del percorso che porta sulla tomba di Giovanni Paolo II. La Volkswagen si è trovata di fronte un furgone del Centro televisivo vaticano, che l’ha bloccata, mentre un giovane dipendente della floreria vaticana, a bordo di un Apecar, si è affiancato alla Lupo bloccando le portiere e impedendo al conducente di uscire. I gendarmi sono prontamente intervenuti per immobilizzarlo. Si trattava del figlio di un professionista romano, in cura per problemi psichici. I genitori sono venuti a riprenderlo e a porgere le loro scuse alle autorità vaticane per quanto accaduto.
Il secondo episodio, di minore gravità, ma comunque inquietante, si è verificato la sera di mercoledì 9 dicembre, nei pressi di un famoso ristorante romano di via Aurelia antica, dove si stava svolgendo una cena alla quale partecipavano alcuni dirigenti della gendarmeria vaticana. La macchina con cui erano giunti al luogo del ritrovo, una Passat targata Scv (Stato della Città del Vaticano), mentre si trovava parcheggiata nei pressi del ristorante, è stata raggiunta da alcuni colpi di arma da fuoco, senza che nessuno, nel locale, avvertisse nulla. I colpi hanno sfondato il parabrezza posteriore. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. L’autore degli spari non è ancora stato individuato: secondo l’ipotesi più accreditata si sarebbe trattato dell’atto dimostrativo di un balordo.
Dopo l’attentato a Giovanni Paolo II del 1981, e soprattutto dopo gli attentati all’America dell’11 settembre 2001, la sicurezza attorno al Pontefice e in Vaticano è stata rafforzata.

Chi entra in basilica per le cerimonie papali deve passare attraverso il metal detector, chi si reca nella Città del Vaticano deve lasciare in consegna un documento e i gendarmi vaticani, grazie a consistenti investimenti autorizzati dal Governatorato, sono stati dotati di tecnologie all’avanguardia. Ma per quanti sforzi si facciano, il Papa non potrà mai essere protetto come un presidente Usa, perché il contatto con la gente fa parte della sua missione.

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