Roma - Dopo gli scontri di piazza e le minacce arrivano anche le liste di proscrizione. Proprio nel giorno in cui il premier Silvio Berlusconi assicura di non essere affatto preoccupato per il Rubygate, il Partito democratico torna all'attacco. E lo fa insinuandosi nelle caselle postali degli italiani con oltre quattro milioni di lettere. Al loro interno un appello del segretario Pier Luigi Bersani e un modulo per raccogliere le firme di dimissioni del Cavaliere. Un'entrata a gamba tesa nelle case degli italiani che non ha precedenti e che mira a sovvertire il risultato elettorale facendo cadere il premier.
Liste di proscrizione per far fuori il Cav Nella Roma antica venivano stesi pubblici elenchi delle persone considerate fuori legge e private dei beni. Persone che chiunque poteva uccidere con compenso da parte dello stato. Oggi il Partito democratico vuole mettere alla gogna Berlusconi e lo fa con una raccolta firme che viola le case di tutti gli italiani. Una forzatura senza precedenti che si affianca all'assalto giudiziario in atto a tribunale di Milano. Così, proprio nel giorno in cui Berlusconi fa sapere di non essere preoccupato per il caso Ruby, Bersani sfodera dal cilindro magico un nuovo assalto. "Servirà a sostenere una mobilitazione straordinaria - spiegano negli uffici del Partito democratico - consentirà ai cittadini di porre la firma e di rendersi a loro volta protagonisti della raccolta delle firme per le dimissioni del presidente del Consiglio".
Dalla piazza alla rivolta popolare L’obiettivo dei democratici è mettere insieme tutte le firme raccolte e portarle a Palazzo Chigi il giorno 8 marzo. Non un giorno a caso. "Considerata la forte adesione degli italiani all’iniziativa che il Pd ha promosso in ogni città d’Italia e anche tra gli italiani all’estero - spiegano - tutto lascia prevedere che potrebbe essere addirittura superata la meta dei dieci milioni di firme". Dopo essersi appropriati della manifestazione di domenica scorsa (che, a detta dei veri organizzatori, avrebbe dovuto essere apolitica), ora Bersani vuole forzare la mano sovvertendo la volontà popolare espressa nelle urne. Chiedere le dimissioni del premier significa, infatti, violentare il voto di milioni di italiani. Accanto alle lettere che invaderanno le caselle postali degli italiani, infatti, il Pd fa sapere di voler continuare comunque la raccolta di firme attraverso i canali già previsti. Il prossimo fine settimana, per esempio, i circoli italiani organizzeranno 5mila banchetti per la raccolta delle firme in tutta Italia.
Il premier va avanti senza preoccupazioni Alla prima uscita pubblica dopo la decisione del gip di Milano di rinviarlo a giudizio immediato, il premier non lascia spazio ai dubbi. Il messaggio che lancia è "nessuna preoccupazione" per l'ennesimo attacco della magistratura. Assicura che l'alleanza con la Lega è salda, pensa ad allargare la maggioranza alla Camera e non si cura dell'attacco incrociato di magistratura e opposizione.
Pur lamentando che Fini e i suoi parlamentari "ci hanno fermato in ogni tentativo di riforma della giustizia", Berlusconi assicura che la nuova maggioranza "ci consente di governare". Non sarà, infatti, una raccolta firme del Pd a fermare la macchina del governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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