Pd, Rutelli apre a Franceschini e detta le regole

Rutelli annuncia di appoggiare la candidatura alla guida del Pd di Franceschini. Ma è un sostegno condizionato dal rispetto di due paletti: "Il programma deve essere compatibile con i nostri obiettivi e la responsabilità del partito deve essere improntata sulla condivisione"

Pd, Rutelli apre a Franceschini e detta le regole

Roma - Al termine della due giorni in cui si sono riuniti i Liberi Democratici, Francesco Rutelli annuncia di appoggiare la candidatura alla guida del Pd di Dario Franceschini. Ma è un sostegno condizionato dal rispetto di due paletti: "Il suo programma deve essere compatibile con i nostri obiettivi - precisa Rutelli - e la responsabilità del partito sia a livello centrale che territoriale deve essere improntata sulla condivisione leale e trasparente". Se così non sarà, avverte Rutelli, "resteremo democratici ma saremo molto più liberi". "Sono giorni che sto ascoltando - ha commentato proprio Franceschini lasciando la convention alla quale ha partecipato questa mattina - ed è molto utile".

Il sostegno a Franceschini "Non diciamo certo che in questa sfida si possa andare in ordine sparso, bisogna scegliere che però - sottolinea Rutelli - non significa dire 'si, ma...' a sostegno di un candidato. Diciamo che siamo pronti a partecipare" con la formula "'si, se...', ovvero sosteniamo il candidato che durante il dibattito di questi due giorni ha riscosso la maggioranza dei consensi, cioè Dario Franceschini, ma a due condizioni", ribadisce Rutelli. Se queste due condizioni non si realizzeranno, ossia se Franceschini nella sua piattaforma programmatica non recepirà le istanze e le proposte dei rutelliani e non garantirà una gestione condivisa del partito, allora "resteremo democratici ma saremo molto più liberi". Questo è il passaggio del discorso di Rutelli più applaudito dalla platea.

Un partito ferito Rutelli avverte anche dal rischio che si svolga un congresso caratterizzato solo dalle "divisioni del passato" nonché "ferito" da regole non proprio adatte. Se così fosse "non sarebbe il congresso del rilancio del Pd ma il suo contrario". Nel suo discorso Rutelli fa diverse citazioni, cita l’idea di democrazia di Pericle e l’appello ai liberi e forti di Don Sturzo. Critica il "riformismo come una clava da abbattere su questa o quella corporazione", rileva l’incapacità dei democratici di "costruire consenso attorno alle riforme" che, invece, sono necessarie ma che non vogliono dire una "edizione riaggiornata della rivoluzione in cui tutto si sovverte". Serve, dunque, "un processo riformatore facendolo con meno retorica senza che abbia un carattere vessatorio o arrogante. Se il Pd vuole recuperare consensi e conquistarne per vincere deve dire con chiarezza alcune verità che possono infastidire qualcuno, ma che sono dalla parte dei cittadini". Così, ad esempio, "se un settore del sindacato agisce in modo settario e si oppone a riforme giuste noi dobbiamo essere i primi a dirlo, mai difendere la faziosità di una minoranza". Rutelli cita anche il caso della magistratura, della sicurezza e della salute. Insomma, basta con il "politically correct che non ha più ragion d’essere e che ha fatto i conti con lo tsunami del programma di Berlusconi e non viene capito dagli italiani".

Il Pd, conclude Rutelli, deve saper rivendicare le riforme fatte e da fare, deve combattere sullo stesso terreno la Lega, cioè proposte chiare e una comunicazione semplice ed essenziale, basta con le divisioni interne.

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