Sono partiti un po' in ritardo rispetto agli americani e ai russi, ma ben intenzionati e colmare in fretta il «gap» che li separa dalle due grandi superpotenze. Tanto da aver in programma la costruzione di una base lunare per sfruttare le risorse minerarie del nostro satellite. Manca però ancora una cosa al governo cinese: un nome e un logo per la futura stazione spaziale. E per questo le autorità di Pechino hanno chiesto l'aiuto dei loro cittadini. E tra un miliardo e rotti, a qualcuno verrà senza dubbio l'idea giusta.
L'appello diffuso nei giorni scorsi è comunque un segno dell'aumento di fiducia nei propri programmi spaziali, otto anni dopo che la Cina si è unita a Russia e Stati Uniti diventando il terzo Paese ad aver mandato nello spazio dei «taikonauti», come sono chimati gli astronauti in Cina. Da quel momento il Grande Paese ha lanciato due missioni umane, la più recente delle quali nel 2008, quando c'è stata la prima passeggiata nello spazio di un astronauta cinese. Dimostrando di aver fatto passi da gigante rispetto al lontano 1956 quando il Dragone iniziò un proprio programma spaziale. Grazia allo scienziato Qian Xuesen, espulso quell'anno dagli Stati Uniti con l'accusa di essere comunista. Egli propose al suo paese un progetto di sviluppo per dei missili balistici e ne divenne subito il direttore. Nell'ambito delle buone relazioni tra Cina e Urss, negli anni '50 i due paesi avviarono un proficuo scambio di conoscenze e di tecnologie. L'Unione Sovietica addestrò alcuni studenti cinesi e li preparò alle missioni spaziali. Ma la collaborazione si interruppe bruscamente con la crisi del 1960. Il programma cinese proseguì indipendentemente con il lancio del primo razzo, basato sul sovietico R-2 (nome in codice Nato dell'SS-2 Sibling), alla fine del 1960. Lo sviluppo continuò nei decenni successivi. Tappa importante fu il lancio del primo razzo interamente cinese nel 1964. A partire dalla stessa tecnologia fu sviluppato il vettore CZ-2, usato nel 1970 per il lancio del primo satellite cinese, il «Dong Fang Hong 1», capofila dei 55 satelliti della serie lanciata nei 30 anni successivi.
Negli anni Settanta il programma subì un brusco ridimensionamento e così saltò il primo viaggio umano nello spazio previsto per il 1973, mentre il piano avviato nel 1978 venne accantonato appena due anni dopo. Solo nel 1992 fu autorizzato e finanziato il «Progetto 921», un nuovo tentativo di lanciare un veicolo spaziale con equipaggio. Nell'ambito del programma «Shenzhou» furono effettuati quattro test senza equipaggio. Il primo il 20 novembre 1999, il secondo il 9 gennaio 2001, con alcuni animali a bordo, il terzo e il quarto nel 2002 con equipaggio di manichini. Fino a quando il 15 ottobre 2003 il «Shenzhou 5» trasportò in orbita il primo «taikonauta» cinese, Yang Liwei che restò nello spazio per 21 ore. Seguito da Fèi Jùnlóng e Niè Haishèng, che nel 2005 volarono per 4 giorni, 19 ore e 33 minuti con la «Shenzhou 6».
Proseguendo nei piani di conquista allo spazio, che prevedono anche l'invio di astronauti sulla Luna e la creazione di una base sul nostro satellite, la Cina dovrebbe lanciare entro quest'anno il primo modulo della stazione spaziale, a cui verrà attaccata una navicella con equipaggio a bordo. Il governo dovrà decidere nomi per la stazione, il modulo di comando, due moduli del laboratorio e la navicella di rifornimento. Inoltre, le autorità dovranno scegliere nuovi loghi per la stazione e la missione spaziale umana.
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