Pedofilia, attacco Nyt: "Monaco, Papa sapeva" Vaticano: "Speculano"

Accuse dal New York Times: "Sul caso di Monaco Ratzinger sapeva". Il movimento di padre Maciel: "Che errore non aver creduto alle vittime". Contro il Papa, prima il nazismo ora il sesso

Pedofilia, attacco Nyt: 
"Monaco, Papa sapeva" 
Vaticano: "Speculano"

Il New York Times ancora all’attacco del Papa: dopo l’articolo – con annessi documenti – riguardati il caso di padre Murphy, il quotidiano americano torna alla carica riaprendo il caso di padre Peter Hullerman, il sacerdote molestatore di ragazzi trasferito da Essen a Monaco di Baviera negli anni in cui Joseph Ratzinger era cardinale arcivescovo, sostenendo che il futuro Papa fosse a conoscenza del fatto che il prete era stato integrato nel servizio pastorale.
Il caso era già stato ricostruito: Ratzinger aveva acconsentito soltanto ad accogliere in città il sacerdote perché si sottoponesse a psicoterapia, ma la decisione di affidargli incarichi pastorali era stata presa dal vicario generale, che se n’è assunto tutta la responsabilità. A carico di padre Hullerman – vale la pena di sottolinearlo – durante la permanenza di Ratzinger a Monaco, cioè fino al 1982, non furono presentate denunce o segnalazioni di molestie. Che invece arrivarono negli anni successivi, dopo che il sacerdote venne trasferito presso un’altra parrocchia. Il New York Times scrive che esisterebbe una memoria informativa indirizzata all’arcivescovo Ratzinger nella quale lo si metteva al corrente del reintegro di padre Hullerman.
Ora, che la decisione di accogliere il sacerdote a Monaco fosse stata presa nel corso di una riunione alla quale aveva partecipato l’attuale Papa, il 15 gennaio 1980, era risaputo. Cinque giorni dopo, il 20 gennaio, scrive il quotidiano, «l’ufficio del cardinale Ratzinger ricevette una copia del documento con cui padre Gruber reinsediava padre Hullermann nel pieno delle sue funzioni (...). Riprese il lavoro in parrocchia praticamente appena arrivato a Monaco, l’1 febbraio 1980. Nel 1986 fu condannato per aver molestato bambini in un’altra parrocchia bavarese», dove però venne trasferito dopo la partenza di Ratzinger dalla Germania.
L’informativa con la destinazione assegnata al sacerdote, ha spiegato monsignor Lorenz Wolf, della diocesi di Monaco, «era una routine» ed è «improbabile che sia finita sulla scrivania dell’arcivescovo». Chi conosce un po’ il funzionamento delle diocesi tedesche sa quanto siano strutturate burocraticamente e sa come la competenza sulla gestione del clero sia affidata ai vicari. Wolf «non può escludere che Ratzinger l’abbia letta», mentre il vicario generale dell’epoca, monsignor Gruber, dice di non ricordare una conversazione «dettagliata» con l’arcivescovo in cui il nome di Hullermann fosse venuto fuori, ma non si sente neanche di escluderla. Ieri il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha fatto propria la smentita pubblicata dalla diocesi di Monaco spiegando che l’articolo «non contiene alcuna nuova informazione». L’arcidiocesi «conferma quindi la sua posizione, secondo cui l’allora arcivescovo non ha conosciuto la decisione di reinserire il sacerdote nell’attività pastorale parrocchiale».
Ieri è stato poi diffuso un importante comunicato dai responsabili dei Legionari di Cristo, il movimento il cui venerato fondatore, padre Marcial Maciel, è stato riconosciuto colpevole di abusi. Le attuali guide dei Legionari si rivolgono innanzitutto «a tutti coloro che sono stati lesi, feriti o scandalizzati per le riprovevoli azioni del nostro fondatore».
«Abbiamo pensato e sperato – scrivono i Legionari – che le accuse presentate contro il nostro fondatore fossero false e infondate, dato che non corrispondevano all’esperienza che avevamo della sua persona e della sua opera», ricordando come la Congregazione per la dottrina della fede nel 2006 «era arrivata alla certezza morale sufficiente per imporre sanzioni canoniche gravi corrispondenti alle accuse fatte contro padre Maciel, tra le quali si includevano atti di abuso sessuale a danni di seminaristi minori. Pertanto, profondamente costernati dobbiamo dire che questi fatti sono accaduti». Maciel, a motivo dell’età avanzata e della salute, non era stato dimesso dallo stato clericale, e dopo la sua morte era venuto alla luce che aveva avuto anche dei figli continuando a mantenere fino all’ultimo una relazione con una donna. Di fronte a questi fatti, i Legionari chiedono perdono «a tutte quelle persone che lo hanno accusato nel passato e ai quali non si diede credito o che non si seppe ascoltare», e dunque ammettono che non si possa più presentare il fondatore «come modello di vita cristiana o sacerdotale».

Si attende ora di conoscere quali saranno le decisioni della Santa Sede, dopo la visita apostolica appena conclusa: l’ipotesi più probabile è che sia nominato un commissario esterno per arrivare a un ricambio degli attuali vertici.

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