Pera e Buttiglione star del Meeting «Non c’è integrazione senza identità»

Cori da stadio per i due senatori. «L’Europa non rifiuti le radici cristiane»

nostro inviato a Rimini
Cori da stadio, consensi fragorosi, sala gremita in ogni ordine di posto. Al Meeting di Rimini scendono in campo Rocco Buttiglione e Marcello Pera. E la platea si scalda e accorda un’accoglienza entusiasta ai due politici diventati, attraverso percorsi e storie molto diverse, personaggi di riferimento del popolo ciellino. I due partecipano a un dibattito sul tema «laicità contro laicismo». E la sala si riempie al punto che diventa necessario proiettare su un maxischermo le immagini dell’incontro nella piazza al centro della Fiera. Con un piccolo fuori programma. I tempi sono rigidi e contingentati. Ma quando il moderatore annuncia che all’ex presidente del Senato sono rimasti solo dieci minuti di tempo per intervenire la sala si ribella e convince l’organizzazione a dilatare i tempi del suo intervento. Una sorta di bis a furor di popolo. E Pera ringrazia: «Sono venuto per incontrarvi di nuovo e per dirvi che, davvero, non vi ho dimenticati».
Concluso lo scambio di cortesie e di attestati di stima il senatore azzurro si sofferma su un tema a lui caro: il diffondersi del laicismo, la crisi morale dell’Occidente e il protagonismo di quelli che lui chiama «i tanti figli tardivi delle conseguenze deteriori della rivoluzione francese». «Cosa comporta la vittoria del laicismo in Europa?» si chiede Pera. La risposta assume contorni netti e allarmati. «Comporta il rifiuto della tradizione cristiana. Il fenomeno è dirompente. Guardate all’aborto: oggi se ne parla come di una conquista di civiltà, prima non accadeva questo. E guardate anche gli altri temi dell’agenda politica, i frutti avvelenati del relativismo: la ricerca sugli embrioni, i matrimoni omosessuali e l’eutanasia. Fino a un partito dei pedofili».
Una escalation che per Pera si spiega in solo modo: «L’Europa ha perso la propria identità e ha paura di chiamarsi cristiana. Ma se non abbiamo più una identità non possiamo neppure integrare gli altri. La libertà individuale vince su tutto e i valori non negoziabili vengono messi ai voti». Pera non si limita a rimproveri generali ma assesta stoccate precise a Romano Prodi, il «cattolico adulto», criticando anche l’eccesso di reazioni innescato dai fischi a Paola Binetti. «Ho l’impressione che questa degradazione avvenga anche perché da noi ci sono un po’troppi cattolici adulti» attacca il senatore. «Sento molto lamentarsi per i fischi. Ma io sono molto più preoccupato per i rischi, i rischi che ci fanno correre con il degrado morale della nostra Europa». Pera detta uno stop preciso all’ipotesi di un dialogo con l'Unione sulla Finanziaria. «Non ritengo che la Finanziaria possa essere oggetto di votazione bipartisan. La Finanziaria - spiega Pera - rappresenta l’atto principale della vita di un governo. È responsabilità del governo presentarla e l’opposizione ha il dovere di battersi per modificarla».
Nessun entusiasmo neppure per il tormentone estivo sull’allargamento della maggioranza. «Mi sembra un dibattito di bassa cucina che fornisce una dieta insipida e non nutriente. La sfida è molto più alta e non va affrontata con le furbatine parlamentari. Serve una politica alta altrimenti il laicismo vince un’altra volta».

Un messaggio intinto nell’inchiostro della chiarezza che suscita l’applauso convinto del pubblico di Cielle che, a suon di decibel, abbraccia il laico più amato dal Meeting, il paladino di un risveglio culturale, etico e politico dell’Occidente, sulla base di una semplice necessità: difendere «la civiltà più ospitale e tollerante che si sia mai vista».

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