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La vera storia dell’uomo dalla Maschera di Ferro: un mistero rimasto irrisolto per secoli

Per secoli studiosi e scrittori si sono interrogati sull’enigma riguardante la vera identità dell’uomo dalla Maschera di Ferro, senza giungere mai a una soluzione definitiva

La vera storia dell’uomo dalla Maschera di Ferro: un mistero rimasto irrisolto per secoli

Il mistero della Maschera di Ferro non ha mai smesso di appassionare storici, scrittori, registi e persone comuni. La mancanza di una soluzione certa ha dato origine a innumerevoli supposizioni, teorie e leggende, la più famosa delle quali potrebbe essere quella descritta da Alexandre Dumas nel romanzo “Il Visconte di Bragelonne” (1847), ultimo atto della trilogia “Il Ciclo dei Moschettieri”: dietro la Maschera di Ferro sarebbe stato nascosto il fratello gemello di Luigi XIV. Una possibilità forse molto fantasiosa a cui, nei secoli, se ne aggiunsero altre più o meno attendibili, ma tutte dettate da un’unica opinione: se davvero il Re Sole ritenne opportuno celare, anzi, cancellare l’identità di quest’uomo attraverso una maschera di ferro, molto probabilmente doveva temerlo e reputare che fosse un pericolo per la stabilità del suo potere.

Da Santa Margherita alla Bastiglia

Nel 1687 iniziò a circolare la notizia secondo cui un misterioso detenuto, con il volto coperto da una maschera di ferro, era stato trasferito nel carcere Fort Royal dell’isola di Santa Margherita, non lontano da Cannes. Con lui vi era l’ex moschettiere Benigne Dauvergne de Saint-Mars. Non era la prima volta che quest’uomo senza volto, con ogni probabilità arrestato tra il 1669 e il 1670, veniva destinato ad altre prigioni e non sarebbe stata l’ultima. Aveva già “soggiornato” nelle fortezze di Pinerolo ed Exilles e nel 1698, quando il suo custode divenne governatore della Bastiglia, si aprirono per lui anche le porte di questa tristemente celebre prigione.

Saint-Mars non si rivolgeva mai al prigioniero chiamandolo per nome e quest’ultimo non aveva il permesso di parlare ad anima viva, eccezion fatta per il confessore e per il medico, tenuti al massimo riserbo. Gli venivano forniti abiti lussuosi, cibo di qualità e libri, ma doveva rispettare il divieto assoluto di togliere la maschera di fronte ad altre persone. Poteva farlo solo per mangiare e dormire. A tal proposito le fonti riportano un particolare importante: la maschera non sarebbe stata di ferro, bensì di velluto, tenuta ferma da cinghie di metallo.

L’uomo misterioso morì nel novembre 1703, dopo 34 anni di prigionia. Venne sepolto il 19 di quel mese con il nome di Marchiali o Marchioly (ma altre fonti dicono anche Marchiergues) nel cimitero di Saint-Paul-Des-Champs (Parigi), alla presenza di Saint-Mars. I suoi effetti personali vennero dati alle fiamme e la sua cella fu ripulita. Gesti minuziosi per tentare di nascondere fino all’ultimo, persino rimuovere non solo l’identità, ma l’esistenza stessa dell’Uomo dalla Maschera di Ferro. Come se non fosse mai nato.

Le condizioni di vita del detenuto furono molto difficili, ma anche molto interessanti per chi si avvicina a questo giallo storico: lo sfarzo non compensava, naturalmente, la perdita della libertà e la tortura della maschera. Tuttavia il fatto che il Re avesse dato ordine alle guardie e a Saint-Mars di prendersi cura di lui, facendolo vivere in una relativa agiatezza, potrebbe far pensare che provasse nei suoi confronti un certo rispetto alternato a timore, qualcosa che gli impediva perfino di prendere in considerazine l'opzione dell'assassinio. Per qualche motivo ancora oggi ignoto il sovrano teneva alla sorte dell’uomo misterioso.

Un parente del Re?

Durante la Guerra dei Nove Anni (o Guerra della Grande Alleanza, 1688-1697), che vide Luigi XIV fronteggiare il suo acerrimo nemico, Guglielmo III d’Orange, la propaganda antifrancese sfruttò la storia della Maschera di Ferro per destabilizzare il potere del Re Sole, minandolo alle fondamenta. Si diffuse, infatti, la voce secondo la quale la madre del sovrano, Anna d’Austria, in gioventù avrebbe avuto una relazione con il detenuto da cui sarebbe nato proprio Luigi. La maschera avrebbe nascosto la somiglianza tra padre e figlio. Oggi la ricostruzione appare piuttosto inverosimile, ma all’epoca destò scalpore, poiché mise in discussione la validità della successione al trono di Francia.

Inoltre non nacque per caso: Luigi XIII e Anna d’Austria misero al mondo il primo figlio, il futuro Luigi XIV, solo 23 anni dopo le loro nozze. L’unione fu infelice, segnata da 4 aborti e questo alimentò anche un altro sospetto, secondo cui il cardinale Richelieu avrebbe consigliato al Re di farsi “sostituire” nel letto della Regina, in modo da mettere al mondo un erede ed evitare che il trono finisse nelle mani del fratello di Luigi XIII. Supposizione per nulla credibile: 2 anni dopo la nascita di Luigi, Anna e il marito misero al mondo un altro bambino, Filippo, duca d’Orléans.

Si ipotizzò anche che l’uomo dalla Maschera di Ferro fosse uno dei figli naturali di Anna d’Austria e di uno dei suoi amanti, forse legittimato da Luigi XIII con la complicità di Richelieu. Anche questa storia, però, sembra piuttosto strana: solo se vi fosse stata una forte somiglianza tra il prigioniero e Luigi XIV la maschera avrebbe avuto, in un certo senso, una “giustificazione”: evitare che si diffondesse la notizia dell’esistenza di fratellastro del monarca. L’ipotetica presenza del parente non avrebbe influito sulla legittimità del potere del sovrano e tantomeno sulla stabilità della monarchia. Inoltre tutte le attenzioni riservate alla Maschera di Ferro, il muro impenetrabile che è stato costruito attorno a quest’uomo, farebbero pensare a una personalità molto più potente.

Accanto a questa teoria ne comparve un’altra: l’uomo misterioso sarebbe stato Luigi di Borbone, conte di Vermandois, figlio del Re e della sua amante Louise de la Vallière. Il giovane sarebbe stato allontanato dalla corte per una presunta omosessualità. Anche questa supposizione non è attendibile: Luigi morì a soli 16 anni, nel 1683, durante l’assedio di Courtray e venne sepolto nella Cattedrale di Arras.

Il capo della Fronda

Qualcuno pensò addirittura che dietro la Maschera di Ferro si nascondesse Francesco di Borbone, duca di Beaufort e cugino di Luigi XIV. Il motivo era semplice: Francesco fu uno dei capi delle Fronde, ovvero le rivolte contro il cardinale Mazzarino e Anna d’Austria, all’epoca reggente di Luigi XIV (che aveva solo 10 anni quando iniziarono i disordini).

Alla Fronda del Parlamento, che minacciò il potere del giovanissimo Re tra il 1648 e il 1649, seguì la Fronda dei Principi (1650-1653), ancora più cruenta. Entrambi gli eventi segnarono in maniera indelebile la personalità di Luigi. Tutte le sue scelte politiche, a cominciare dall’accentramento del potere (e dalla costruzione di Versailles per isolare i nobili in un mondo dorato, in modo da renderli inoffensivi) avranno origine proprio da quegli anni traumatici.

Francesco di Borbone, però, chiese perdono per il suo tradimento e si riconciliò con Luigi XIV nel 1653. Da quel momento trascorse la sua vita al servizio della Francia guidandone la flotta. Morì nel 1669 a Candia, durante la battaglia contro l’Impero Ottomano. Circostanze, queste, che farebbero vacillare la teoria secondo cui l’uomo dalla Maschera di Ferro sarebbe stato Francesco di Borbone.

La Maschera di Ferro secondo Voltaire

Nel 1717 Voltaire finì alla Bastiglia con l’accusa di aver scritto dei versi satirici contro il reggente di Luigi XV, cioè Filippo d’Orléans. Nella prigione sarebbe venuto a conoscenza della vera identità dell’uomo dalla Maschera di Ferro, rivelata nel libro “Il secolo di Luigi XIV” (1751): il detenuto sarebbe stato il gemello del Re Sole: “[La maschera] aveva molle di ferro che gli permettevano di mangiare…[l’uomo] era di statura più alta rispetto alla media, giovane, dalla figura nobile e bella”, scrisse il filosofo.

Riprendendo questa versione Dumas scrisse “Il Visconte di Bragelonne”, ipotizzando che l’uomo dalla Maschera di Ferro fosse nato pochi minuti prima del Re e, per questo, rappresentasse la “contestazione vivente”, diciamo così, al trono di Luigi XIV. Anche questa è un’ipotesi da scartare: all’epoca i parti delle Regine non erano eventi privati. Nell’appartamento della partoriente entravano medici, infermieri, servitori, nobili. Sarebbe stato impossibile nascondere un gemello del Re Sole.

Nicolas Fouquet o Eustache Dauger?

Dietro la Maschera di Ferro poteva esserci il sovrintendente delle Finanze Nicolas Fouquet, caduto in disgrazia nel 1661? Fouquet venne rinchiuso, con l’accusa di corruzione e tradimento, nella Fortezza di Pinerolo in cui trascorse 12 anni anche il detenuto con la Maschera di Ferro, ma le similitudini finiscono qui. Troppo poco per pensare che l’ipotesi sia fondata, anche perché il sovrintendente morì nel 1680. Certo, la sua morte potrebbe essere stata simulata, come propongono alcuni, ma non vi sono prove in merito. Inoltre nascondere le fattezze di Fouquet non avrebbe avuto senso.

Invece è davvero intrigante la teoria che identifica nella Maschera di Ferro Eustache Dauger, valletto di Luigi XIV. Dauger avrebbe messo le mani su documenti riservati riguardanti accordi diplomatici tra Francia e Inghilterra nel 1669 (anno in cui, presumibilmente, iniziò la prigionia della Maschera di Ferro). Per evitare che raccontasse quanto scoperto, il Re lo avrebbe fatto rinchiudere a Pinerolo. Proprio in questa fortezza Eustache avrebbe conosciuto Fouquet, di cui sarebbe diventato servitore. Quando il sovrintendente morì, il sovrano avrebbe ordinato di far credere che il valletto fosse stato liberato e di oscurarne l’identità con la maschera. Eustache Dauger avrebbe seguito Saint-Mars sia all’isola di Santa Margherita sia alla Bastiglia.

Queste

sono solo alcune delle supposizioni sul nome della Maschera di Ferro. Per la verità nessuno sa nemmeno se il prigioniero sia esistito. La sua vita rimarrà, forse per sempre, sospesa tra verità e leggenda.

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