La maschera di ferro: sulle tracce del prigioniero senza volto

Il detenuto misterioso, che affascinò Voltaire come Napoleone, ha ispirato romanzieri e tormentato teorici del complotto, storici e ricercatori, è esistito. Ma nessuno sembra essere giunto alla risoluzione dell'enigma

La maschera di ferro: sulle tracce del prigioniero senza volto

Al largo di Cannes, distante appena qualche pagaiata dalla costa, è l'Isola di Santa Margherita, dove sorge, celato da pini e eucalipti e proteso sul golfo della Napoule, Fort Royal. Eretta nel 1637 dagli spagnoli e terminata dai francesi, questa fortificazione di tipo “Vauban” rappresenta più che un sistema difensivo degno di nota per qualche fatidica battaglia, una delle fondamenta storiche del mito che ha ispirato i romanzieri di tre secoli: la storia di un prigioniero misterioso il cui volto, per ignoti motivi, era celato da una maschera di ferro. Ancora oggi uno dei più curiosi misteri di Francia.

Era la “fin du siècle de Louis XIV” - precisamente il 1687 - quando in un documento ufficiale comparve traccia del trasferimento di un particolare prigioniero nel carcere di Santa Margherita dopo una breve sosta nell’inospitale Château d’If: il carcere dove avrebbe dovuto scontare il resto dei suoi anni il redivivo Conte di Montecristo uscito dalla penna di Alexandre Dumas. Il prigioniero della nostra storia era stato posto sotto la stretta custodia di Benigne de Saint-Mars, gentiluomo che aveva servito nei moschettieri della guardia reale, e proveniva da un lungo periodo di detenzione trascorso nella fortezza alpina di Exilles, nella Val di Susa, e prima ancora a Pinerolo.

Sia in Francia che nel nord Italia iniziarono a circolare voci e racconti sul conto di un uomo che era stato rinchiuso nelle segrete di impenetrabili fortezze con un maschera sul volto affinché si mantenesse nascosta l’identità. Ciò accadeva nel 1681 - data del trasferimento, si ritiene, nella fortezza di Exilles. Ulteriori tracce dell’uomo con la maschera di ferro comparvero ancora nel 1698, in seguito per un trasferimento alla Bastiglia: famosa prigione-fortezza parigina di cui Saint-Mars era stato fatto governatore. Per culminare nelle memorie scritte da un ufficiale di servizio alla Bastiglia che facevano cenno di un detenuto "che il governatore teneva sempre mascherato, e il cui nome non veniva mai pronunciato". L'uomo sarebbe morto appena cinque anni dopo, il 19 novembre 1703, per essere seppellito sotto falso nome nel cimitero di cimitero di Saint-Paul-des-Champs a Parigi. Lì dove sovente venivano traslate le spoglie dei prigionieri che avevano trovato la morte nella Bastiglia.

Ma chi era l’uomo con la maschera di ferro?

La leggenda dell’uomo con la maschera di ferro si diffuse essenzialmente dopo il 1717, in seguito alle fascinazioni che avevano pervaso l’illuminista Voltaire, al secolo François-Marie Arouet, anch'esso "ospite" della Bastiglia per aver vergato dei versi da satira considerati troppo audaci riguardo Filippo d’Orleans e sua figlia e la duchessa di Berry. Egli aveva udito delle indiscrezioni sulla triste vita e il peggior epilogo dello sventurato, per poi concludere, dopo alcune ricerche più o meno adeguate, che poteva essersi trattato del fratello di re Luigi XIV. Tale voce, in virtù del tentativo di screditare i reggenti di Francia, pare venne diffusa dagli olandesi durante la Guerra dei nove anni (1688-1697). Mentre altre ipotesi e dicerie sostenevano che il prigioniero costretto a portare la maschera altro non era che lo scomodo amante della regina madre, il quale dopo aver espletato i doveri coniugali che il re non era in grado di portare a termine con successo per dare alla Francia un erede, si era abbandonato al ricatto trovando una pena esemplare.

Nel libro Il secolo di Luigi XIV (1751) Voltaire alimentò questa leggenda scrivendo che un prigioniero "di statura più alta rispetto alla media, giovane e dalla figura nobile e bella", ritenuto un uomo “senza dubbio importante” e “dai modi raffinati”, cui veniva “servito dell’ottimo cibo”, era tenuto lontano da ogni altro detenuto e aveva il volto coperto da una pesante maschera provvista di “molle di acciaio che gli permettevano di mangiare”. Seguendo questi tratti, il celebre scrittore Alexandre Dumas darà vita a un personaggio secondario che compare ne Il visconte di Bragelonne (1848). Un romanzo che traccerà le linee romantiche del mito popolare arrivato fino ai nostri giorni. Mito che a lungo vide celarsi dietro la maschera il volto del fratello gemello di Luigi XIV che poteva "compromettere la legittimità” di quello che sarebbe divenuto noto come il Re Sole. Una storia affascinante, senza dubbio, ma più degna di un romanzo che della realtà.

Le ricerche storiche più accreditate hanno sempre ridotto la rosa dei possibili “prigionieri” celati dalla maschera - che secondo documenti ufficiale era stata di ferro nel 1687 e di solo velluto nero dal 1698 - a tre principali identità. Primo di questi era Nicolas Fouquet, sovrintendente alle finanze del regno di Francia, condannato per tradimento e corruzione, imprigionato nella fortezza di Pinerolo quando Saint-Mars ne era carceriere. Non si spiegherebbe per quale motivo, tuttavia, la sua identità dovesse rimanere segreta. Un secondo candidato alla famigerata maschera potrebbe essere stato il principe italiano Ercole Antonio Mattioli. Considerato una spia doppiogiochista, dopo aver rivelato informazioni di una certa importanza agli spagnoli, si era guadagnato la vendetta dei francesi. Incarcerato sotto falso nome nella fortezza di Pinerolo, sarebbe stato trasferito a Fort Royal senza però passare - come si ritiene dovrebbe essere stato - da Exilles insieme all’inseparabile carceriere Saint-Mars, il quale nella sua corrispondenza iniziò a riferirsi al prigioniero con il suo vero nome. Mattioli sarebbe morto - secondo documenti ufficiali - mentre si trovava sull’isola di Santa Margherita nel 1694. Questo spiacevole inconveniente gli avrebbe dunque impedito di soggiornare nelle segrete della Bastiglia: prigione dove Voltaire avrebbe appreso i fondamentali di questo enigma.

Vi era in fine un tale Eustache Danger, valet de chambre presso la corte del Re Sole e protagonista ai suoi tempi di numerosi scandali sessuali. Dopo aver sottratto alcuni documenti segreti che rivelavano l’esistenza di un negoziato diplomatico in corso tra Francia e Inghilterra, l'audace valletto sarebbe stato incarcerato a Pinerolo per diretto ordine di re Luigi. Il nome di Danger compare per intero nella corrispondenza intrattenuta tra Saint-Mars e il ministro della guerra Louvois; e alla base della necessità di costringerlo alla maschera di ferro - o di velluto che fosse - ci sarebbe uno scambio di persona che riporta l’attenzione sul corrotto Fouquet. Al quale era stato concesso Danger come valletto.

A testimoniare la reale esistenza di un misterioso prigioniero costretto a indossare per un periodo più o meno lungo una maschera che ne nascondeva l'irrivelabile identità, esistono una serie di documenti ufficiali, periziati, che testimoniano date e trasferimenti da Pinerolo alla Bastiglia, passando per due lunghi soggiorni nella fortezza di Exilles e sull'isola di Santa Margherita. Esiste inoltre un certificato di morte e una serie di testimonianze, scritte e non scritte, che riportano di un uomo che per colpa o infausto destino non poteva essere visto in volto per volere diretto del re. Ancora oggi non esiste una tesi ufficiale che possa essere confermata o smentita da prove certe.

Pare anzi che lo stesso Napoleone Bonaparte, una volta diventato imperatore dei francesi, abbia mostrato un certo interesse per questo mistero, tentando di conoscere l'identità dell'uomo con la maschera di ferro senza ottenere alcun successo. L'ideatore di questo sinistro occultamento d'identità ha senza dubbio raggiunto il suo scopo.

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