"Nessuna paura del politically correct. La comicità? È un lavoro difficile"

La comicità oggi corre veloce tra i fili del web con il fenomeno dei podcast. Tintoria è il primo show italiano che parla di comicità con due stand-up comedian e noi abbiamo intervistato i due host

"Nessuna paura del politically correct. La comicità? È un lavoro difficile"

Anche in Italia sta prendendo forma il fenomeno del podcast. Come una sorta di trasmissione radiofonica vecchio stampo, ma che corre veloce tra i fili del web, la professione del podcaster oggi è diventata quasi una consuetudine. C’è tutto e per tutti i gusti. In questo mondo che è in piena espansione c’è spazio anche per la comicità made in Italy, grazie a Daniele Tinti e Stefano Rapone che, con successo, sono al timone di Tintoria. È il primo podcast comico nato nel nostro Paese e che ha avuto un grande consenso da parte del pubblico. Nato come progetto amatoriale, con il tempo si è imposto grazie a un modo di fare una comicità pulita e garbata, senza dimenticare i temi di interesse comune. Noi abbiamo intervistato i due “frontman” e con loro abbiamo parlato di quanto può essere difficile far sorridere la gente.

Tintoria è il primo podcast comico italiano. Da dove nasce l’idea?

"Il progetto è nato per puro caso nella cucina della casa in vivevo prima. Anche se, tutto è scaturito dal fatto che ho una grande passione (e ammirazione) per i podcast americani. Seguo diversi canali e mi piace il modo in cui i presentatori parlano e comunicano con gli ascoltatori. Mi ha sempre affascinato e poi il podcast qui in Italia non aveva una larga diffusione come all’estero. Da lì in poi è scaturita l’idea di mettermi in gioco e di provare a fare qualcosa di diverso. Ho messo su un po' di attrezzatura e ho contattato alcuni amici e conoscenti che vengono dal mondo della stand-up comedy. Stefano, il mio co-hoster, all’inizio era una sorta di consigliere poi è diventato parte integrante del programma. Lentamente il podcast è cresciuto - ha affemato Stefano Rapone -, e ha attirato più pubblico. Prime le puntate venivano registrate. Oggi siamo dal vivo e con il pubblico in sala".

Il podcast è un fenomeno che in Italia sta crescendo ma con gradualità. È stato difficile trovare una fetta di pubblico?

"Le visualizzazioni non sono arrivate subito, questo lo si deve ammettere. Anche perché ci siamo sempre rivolti a un pubblico di nicchia. In pochi sono fan delle stand-up comedy. Siamo cresciuti gradualmente. Nel momento in cui abbiamo cominciato a invitare nomi celebri della comicità, è logico che l’interesse è cresciuto e, per l’appunto, sono arrivate anche le visite e uno zoccolo duro di ascoltatori. E poi credo che abbia influito molto il fatto che oggi i podcast hanno preso piede sul web - si unisce al discorso Stefano Rapone -. Prima dovevo spiegare cosa fosse un podcast. Adesso non c’è più bisogno di farlo. È entrato nel linguaggio comune. Due fattori che, inevitabilmente, hanno influito al successo".

E perché "Tintoria"? Il nome da dove nasce?

"Sembrerà strano ma non c’è dietro una storia così particolare. Tinti è il mio cognome, quindi ho pensato che Tintoria fosse il titolo adatto per il programma. Tutto qui".

Oggi e nell’epoca del politicamente corretto quanto è difficile far sorridere la gente?

"Devo essere sincero: far ridere è un mestiere difficilissimo. C’è un lavoro dietro che è fatto di studi e di ricerche approfondite. Di per sé, il nostro è mestiere molto complesso perché bisogna trovare temi divertenti e che, soprattutto, non siano offensivi per nessuno. Credo che sia una prerogativa dell’essere comico e tutto questo va al di là del politicamente corretto. Bisogna cercare di fare una buona comicità, giocare sul filo di quello che è convenzionale, e quello che può essere o meno accettato. La comicità nasce da un rischio, e ogni cosa deve essere scissa dal periodo storico in cui viviamo. Dicevo, è un lavoro difficile ma lo è stato ieri e lo sarà sempre. Personalmente - aggiunge Stefano Rapone - non ho paura del politicamente corretto. È solo una forma di buona educazione istituzionalizzata. Ciò che bisognerebbe capire e che si dovrebbe fare la comicità non su chi è insultato ma su chi insulta".

La vostra è una comicità che guarda al pubblico straniero oppure si rivolge prettamente a quello italiano?

"Di base la nostra ispirazione è più anglosassone - interviene Stefano Rapone -. Partiamo da lì perché in Italia non c’è quel tipo di comicità. Ovviamente, ogni cosa è stata declinata poi nel contesto che viviamo. Anche perché ci siamo resi conto che intorno abbiamo tanti spunti. Dall’attualità, alla cultura e alla politica"

Tintoria-podcast

E nel podcast c’è un tema in particolare che non siete mai riusciti a trattare?

"In realtà ci siamo resi conto che sono tanti gli argomenti “caldi” che non abbiamo mai affrontato. Ora non ne ho in mente uno in particolare. Se lo abbiamo fatto è perché certi temi non li abbiamo reputati importanti tanto da essere argomento di discussione. Più che altro è una difficoltà tecnica che ideologica".

È sempre stato nelle vostre intenzioni seguire la carriera di comici?

"Non ho avuto altre aspirazioni - risponde Daniele Tinti -. Prima del podcast - racconta invece Stefano Rapone - ero un traduttore e disegnavo fumetti. Poi le cose hanno preso un’altra piega. Non abbiamo fatto altro che inseguire una passione che, per fortuna, è diventata un lavoro".

Progetti per il futuro?

"Insieme ci stiamo concentrando su Tintoria.

Daniele è in tour dal 15 gennaio con il suo nuovo live "CrossOver" e Stefano è in giro con il suo "Stefano Rapone Live". Inoltre ogni due Lunedi a Roma c'è il format Tutta Roba Fresca insieme al collega Luca Ravenna"."

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