Carlo è nato nel 1948, è stato nominato principe di Galles nel 1958 (anche se l’investitura ufficiale avvenne nel 1969) ed è diventato Re d’Inghilterra l’8 settembre 2022, alla morte della madre, la regina Elisabetta. Queste date non sono solo dei numeri, ma rappresentano tre quarti di secolo durante i quali il mondo si è trasformato e la Corona britannica ha dovuto adattarsi ai tempi. Il regno ereditato da Re Carlo III è molto diverso da quello che Giorgio VI lasciò alla giovane Elisabetta, più multiculturale e aperto. Per questo il nuovo sovrano avrà un compito tutt’altro che semplice: convincere il suo popolo, in particolare i giovani, poco affezionati alla royal family, che la monarchia non è affatto un elemento anacronistico in questa società così vivace, ma ha ancora valore ed è in grado di rappresentare tutti i suoi cittadini.
“Carlo non è popolare”
Non è un mistero il fatto che la regina Elisabetta fosse il “collante” del regno e della royal family, una sorta di matriarca per i parenti e per i sudditi. È stata in grado di conquistarsi il rispetto e la benevolenza delle persone grazie alla sua capacità, in parte innata, di unire, al suo atteggiamento (quasi) sempre imparziale, leggermente distaccato, ma mai disinteressato. La defunta sovrana non aveva solo imparato il “mestiere” di Regina. Era una Regina, totalmente identificata con il suo ruolo. Il tempo è stato dalla sua parte, dobbiamo ammetterlo, regalandole 70 anni sul trono. Per Re Carlo III il discorso è diverso: ha aspettato tanto, per alcuni anche troppo prima di mettere la corona sul capo, a volte le sue opinioni sono state divisive e non ha davanti a sé tutti gli anni concessi a Elisabetta II per farsi conoscere e amare.
Sua Maestà deve agire ora per costruire la sua popolarità, ma l’impresa sembrerebbe ardua, data anche l’età del monarca. Lo storico Hugo Vickers ha paragonato l’incoronazione alla “nomina di un direttore d’azienda nel momento in cui la maggior parte va in pensione”, cioè “una cosa grossa da affrontare a quell’età. Quindi, sì, sospetto che [Carlo] abbia una certa fretta”.
Vanity Fair ha intervistato un celebre britannico, Noel Gallagher, che ha “fotografato” perfettamente la situazione con cui il Re deve fare i conti: “Non credo sia molto popolare, Carlo. Non credo che le persone della mia generazione abbiano un interesse per la famiglia reale. Appartiene alle generazioni precedenti, come la religione. Si sta estinguendo. Tutti amavano la Regina, è stato un grande punto di riferimento…”. L’opinione di Gallagher, in quanto tale, può essere discutibile, però sottolinea lo scarto tra la popolarità di Elisabetta II e quella di Carlo III, soprattutto tra i giovani.
“Non siamo interessati”
Secondo un sondaggio commissionato dalla Bbc a YouGov e riportato dalla Cbs alla domanda “quanto sei interessato alla royal family?” il 70% dei giovani tra i 18 e i 35 anni ha risposto “non sono interessato”, il 23% ha dichiarato di essere “abbastanza interessato”, mentre solo il 7% sostiene di essere “molto interessato”. Invece il 58% degli over 65 dice di essere interessato alle vicende e al destino dei Windsor, contro il 42% che si definisce non interessato.
Il divario generazionale è evidente, però la situazione non sarebbe così disastrosa. Secondo un altro sondaggio richiesto dalla Bbc il 58% degli intervistati preferisce la figura del Re a quella di un capo di Stato eletto, al contrario del 26%. Il 38% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, invece, preferirebbe proprio un capo di Stato.
Tutti questi numeri possono confondere, ma il punto centrale della questione è uno solo: la monarchia britannica non sta per morire, se si adatta ai cambiamenti politici, sociali ed economici può sperare di sopravvivere a lungo, ma il problema della disaffezione giovanile esiste ed è su questa fascia della popolazione che Carlo III dovrebbe agire.
Salvare la Corona
Sua Maestà sa benissimo ciò che deve fare per dimostrare che la monarchia ha ancora tanto da offrire. Non a caso la sua incoronazione è stata studiata in modo da coinvolgere tutte le fasce d’età e della popolazione: la durata ridotta del rito rispetto alla tradizione, la lista degli ospiti che lascia più spazio ai rappresentati di diverse comunità religiose, come quella ebraica, musulmana, induista e sikh e della gente comune. Ma non basta.
Gli antimonarchici come il gruppo Republic, che promette un’imponente manifestazione di dissenso il prossimo 6 maggio, rimproverano alla royal family una cattiva gestione del denaro e un’eccessiva ostentazione di ricchezza. Per esempio, riporta la Bbc, il liberal democratico Norman Baker ha dichiarato: “Il numero dei palazzi è assurdo. Francamente si può avere bisogno di un palazzo per le occasioni di Stato, Buckingham Palace e forse un altro per ritirarsi in campagna”. Baker è anche molto critico nei confronti di Re Carlo III, poiché ritiene che sia incoerente “dare lezioni alle persone sul cambiamento climatico” e poi usare jet privati.
Ma non tutti la pensano così. Lord Nicholas Soames, amico di Carlo III, ha ribattuto che il monarca usa aerei privati per una “buona causa”, ovvero i doveri ufficiali, non per un “viaggio di piacere”. Sir Vernon Bogdanor, esperto costituzionale, ha puntualizzato anche che “le sole persone che ricevono soldi [nella royal family] sono quelle che svolgono impegni pubblici”.
Re Carlo III vorrebbe ottenere il favore popolare proprio diminuendo il numero di reali che lavorano a servizio della Corona, ovvero sviluppando il suo progetto di “monarchia snella”. Sua Maestà si rende perfettamente conto che i giovani, per cui il futuro è diventato sempre più incerto e difficile, non possono provare simpatia per una monarchia troppo dispendiosa. Eppure qualcuno, nella royal family, non sarebbe d’accordo con il suo piano.
Anna dice no
A sorpresa, in un’intervista alla canadese Cbc, la principessa Anna ha dichiarato a proposito della monarchia “snella”: “Non mi sembrerebbe una buona idea andare oltre rispetto alla situazione in cui siamo arrivati adesso. Non so cos’altro potremmo fare”. La fiera Anna ritiene già concluso lo “snellimento” della Corona con la riduzione dei working royals. Nessuno sa se Re Carlo III sia d’accordo con la sorella. Adattarsi alla modernità è fondamentale per il nuovo sovrano. Il prezzo da pagare sta nella perdita di una parte del fascino esercitato dalla Corona britannica. Ma non è possibile fare altrimenti: bisogna scendere a compromessi. Ne va della sopravvivenza della monarchia.
Forse la "Firm" sarà meno fiabesca, ma il nuovo Re potrebbe avere molto da dire e scoprire la sua personalità potrebbe risultare una bella sfida. Come ha detto Robert Lacey, “Carlo il monarca, con i suoi vizi e le sue virtù, è diventato un soggetto d’interesse più genuino”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.