Ferragni, quel dubbio sullo zucchero rosa: “Cosa c’è dietro la differenza di prezzo?”

Gli elementi distintivi del pandoro Balocco griffato Ferragni sarebbero da soli soddisfacenti a giustificare un aumento del prezzo del 156% rispetto alla versione classica

Ferragni, quel dubbio sullo zucchero rosa: “Cosa c’è dietro la differenza di prezzo?”
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La differenza di prezzo tra il pandoro Balocco normale e quello brandizzato Ferragni? È giustificato dalla colorazione dello zucchero a velo. Questo è il contenuto di una lettera inviata dall'azienda dolciaria piemontese al Codacons, che ha avviato un'azione risarcitoria per tutti gli utenti che hanno acquistato il prodotto di Chiara Ferragni, in modo tale da ottenere il rimborso del sovrapprezzo. Nello specifico, la differenza tra i due prodotti era di 5.69 euro, considerando il prezzo di vendita del pandoro tradizionale pari a 3.68 e quello dell'influencer pari a 9.37 euro.

Il Codacons ha spiegato che nella lettera ricevuta viene sottolineato che la differenza sarebbe giustificata dall'impiego di "elementi peculiari" quali il "nastro di chiusura", il "sacchetto contenente il pandoro ed il cartone espositore personalizzati con la grafica su licenza", nonché una "bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro". Ovviamente, il Codacons non è soddisfatto della replica e ora chiede a Balocco di "fornire tutti i dettagli circa i maggiori costi sostenuti per lo zucchero a velo rosa, per la grafica diversificata, per il nastro di chiusura, così da capire se tali elementi possano giustificare un rincaro di prezzo al pubblico del +154%". Un aumento oggettivamente enorme che, infatti, ha indotto i consumatori a dedurre che fosse giustificato dall'operazione benefica pubblicizzata.

Ed è anche sull'operazione benefica che Balocco, tramite i suoi legali, replica al Codacons, giustificandosi con la tesi secondo la quale "né sulla confezione, né sul cartiglio, né tanto meno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica". Ma, anche in questo caso, l'associazione non ci sta: "Balocco avrebbe quindi messo in commercio oltre 360mila pandori ignorando che il cartiglio riportava l'indicazione circa il fatto che la vendita del prodotto avrebbe sostenuto i bambini malati di cancro?", si chiede il Codacons, sottolineando che "la formulazione, data anche la sua collocazione sulla confezione del pandoro, lasciava intendere che il reperimento dei fondi per la donazione fosse legato alle vendite del Pandoro griffato".

Ma il Codacons si pone anche un'altra domanda: "Non possiamo poi non chiederci dove fosse la Balocco quando Chiara Ferragni pubblicava storie e contenuti sui propri canali social dove, chiamando in causa l'azienda, legava le vendite del pandoro alla beneficenza verso i bimbi malati di cancro".

Nella lettera, infine, il Codacons rivela che "la vera 'chicca dell'incredibile tesi difensiva della difesa Balocco è l'affermazione secondo cui la campagna natalizia 2022 avviata in collaborazione con Chiara Ferragni 'è stata deludente e ha prodotto una perdita in termini di marginalità', motivo per cui nulla è dovuto ai consumatori. Non possiamo che prendere atto della decisione della Balocco di non voler separare le proprie responsabilità da quelle di Chiara Ferragni, e di farsi carico di tutti i comportamenti scorretti".

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