Più donna, meno tigre la Vezzali beffata in famiglia

Ballando con le stelle, Valentina ha perso il giro ed anche il titolo. No, non era questo l’anno. Con tutta l’Italia delle donne che se la gode e se la ride. Proprio lei, la ragazza occhi di tigre che oggi è mamma, ma quando sta in pedana graffia, urla, ti sbrana e ti infilza. Nostra signora del fioretto ieri si è sentita vuota, lo dicono gli occhi che hanno accompagnato la stretta di mano con Elisa Di Francisca, la bellezza, in tutti i sensi, della nouvelle vague che le ha detto fatti più in là nei quarti di finale di questi mondiali di scherma. Battuta secca (15-10) che l’ha mandata fuori dal giro medaglie dove l’Italia ha conquistato due bronzi, appunto con la Di Francisca (battuta in semifinale dalla russa Shanaeva 15-6, che poi ha vinto l’oro), e con Arianna Errigo, ventunenne monzese, ultima scoperta del fioretto femminile, vincitrice della coppa del mondo e sconfitta dalla coreana Hee Sook Jeon (15-11). Mentre la Granbassi ha chiuso nei sedicesimi.
Insomma, per una regina che ci lascia l’amarognolo in bocca, ecco due ragazze pronte al cambio della guardia. Strano dirlo e pensarlo, fino a poco tempo fa nessuno poteva arrischiare tanto. Ha vinto una ragazza in carne ed ossa e non le ossessioni compagne di viaggio di Valentina Vezzali, il termometro della sua forma e del credere. Possibile che proprio nell’anno dell’Italia in rosa, cominci a far la valigia dal mondo dei campioni? Tutto è successo ad Antalya, una delle bellezze della Turchia che chiama il turismo, clima umido che lascia eternamente bagnati, mare che ti guarda con un blu invitante, rapporti non proprio felicissimi con l’Italia dello sport: da quelle parti gli azzurri del basket subirono un grande smacco. E qui siamo al bis. O al tris, seguendo le orme di Matteo Tagliariol, il campione olimpico della spada, che ieri ha illuso tutti. Il ventiseienne D’Artagnan di Treviso è stato perfetto fino alla finalissima, salvo arrendersi al russo Andeev (15-14) e intascare l’argento. Non è anno per i maschietti (salvo Baldini).
Gli anni di Valentina sono invece 35, il fisico quello di una ragazzina tutta nervi e tensioni. La cascata di ori e allori sportivi sfiora il numero da Guinness: 5 titoli mondiali, se fosse arrivata al sesto sarebbe stato un record tutto suo, gli ori olimpici individuali che sono tre consecutivi, dieci le coppe del mondo. Eppoi tanto altro, che uno potrebbe chiederle: ma chi te lo fa fare di andare avanti? Ne riceverebbe una rispostaccia. Valentina insegue sempre: il successo in pedana e fuori, ori e primati, la dimensione di campionessa amata dalla gente, l’investitura da personaggio. Rientrata da Pechino con quell’oro che ha saziato parte delle sue libidini sportive (è mancato il titolo a squadre), ha provato il bello della diretta Tv e di qualche polemica: vis à vis con Berlusconi, e con battute non da tutti capite, in passerella vestendo tricolore, alla corte di Milly Carlucci danzando con le stelle, dove ha imparato che nel ballo non sarebbe mai stata una regina.
Fosse un’altra, si direbbe: troppe distrazioni. Ma con Valentina sarebbe solo una bestialità. Meglio pensare che la storia stia finendo. Anche se l’interessata non ne è affatto convinta. «Da questa sconfitta ripartirò per una nuova sfida, l’ennesima della carriera». Con successiva confessione: «La scherma è uno sport di testa, puoi allenarti tantissimo ma è in gara che devi essere concentrata. Mi è mancato qualcosa, di solito certi regali non li faccio. Mi sono sentita meno fluida e morbida. Alla fine ero vuota, non va bene».
Non ha pianto, non si è arrabbiata, brutto segnale. Ora, Valentina ha raccontato qualche tempo fa, si sente più donna. La Tv le ha insegnato a piacersi di più, a regalarsi abiti e scarpe che prima non si permetteva, adottando prevalentemente jeans e scarpe da ginnastica.

«L’ultima passione sono le cinture, ho scoperto che fanno look». Più donna e meno atleta? Boh? Chissà... Non è la prima volta che la Vezzali si rovina la festa. Un campione non deve essere sordo. Ma lei ha promesso di tapparsi le orecchie fino a Londra 2012. Incrociate le lame.

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