Più farmaci biotecnologici

Le biotecnologie sono al servizio della nostra salute. Numerosi farmaci biotecnologici sono fondamentali per la cura di gravi malattie. Così come sono disponibili molti test diagnostici, basati su metodiche di origine biotecnologica, per individuare l'eventuale rischio di sviluppo di una malattia o per diagnosticarne la presenza. I farmaci e le terapie biotecnologiche impiegano proteine, enzimi, anticorpi e altre sostanze naturali normalmente prodotte dall'organismo umano per curare le malattie, compresi i disordini genetici. Le biotecnologie sfruttano anche altri organismi viventi, come piante, batteri, virus e cellule animali, utili nella produzione su larga scala di medicine per uso umano.
Le aree primarie nel settore della cura della salute in cui le biotecnologie sono oggi usate comunemente sono: la farmaceutica (incluse la terapia genica e cellulare), la diagnostica e i vaccini. Vitali i progressi registrati.
Parliamo di biotecnologie con Francesco Di Marco, amministratore delegato di Amgen Dompé, una consociata della società californiana Amgen, la più grande azienda di biotecnologie a livello mondiale. Oggi con 18mila addetti e oltre 17 miliardi di dollari di ricavi è presente in tutti i continenti.
«I settori medici in cui ci sarà il maggior sviluppo - afferma Di Marco - sono, oltre a quello dell'oncologia, quello delle malattie infiammatorie, infettive e metaboliche. In quest'ambito, Amgen ha sviluppato un farmaco biologico i cui dati sono estremamente promettenti: quattro studi di fase due hanno dimostrato che la molecola (AMG 145) con un meccanismo d'azione del tutto nuovo, permette una riduzione del colesterolo nei soggetti che, nonostante le statine, presentano un profilo con alti fattori di rischio».
L'incidenza dell'investimento in ricerca e sviluppo delle aziende biotech sul fatturato è doppia rispetto a quella delle imprese del farmaco. Amgen destina alla ricerca il 20% dei ricavi. «La nostra pipeline - aggiunge Di Marco - si è quasi triplicata nel corso dell'ultima decade e dal 2001 ad oggi l'investimento in ricerca è stato di oltre 20 miliardi di dollari. Siamo anche in Italia ai primi posti per ricerca clinica in rapporto al fatturato. I farmaci biotecnologici sono grandi molecole simili o identiche alle proteine e ad altre sostanze di cui si avvale il corpo per rimanere sano. Sono derivati da organismi viventi o sostanze organiche. Per questa ragione, diversamente dai farmaci a piccole molecole, anche minime variazioni apportate a una cellula, ai relativi nutrienti o all'ambiente, possono dare luogo a differenze nel prodotto finale. I farmaci biosimilari, a mio avviso, rappresentano una risorsa per i sistemi sanitari, purché la regolamentazione tenga conto proprio della complessità del loro processo produttivo nell'interesse della salute e dei diritti dei pazienti. Per un paziente oncologico non è lo stesso risiedere in Lombardia o in altre regioni. Nelle prima sono disponibili i farmaci più innovativi, non nelle altre che risparmiano sulle terapie più efficaci. In alcune regioni italiane i pazienti attendono - ricorda Di Marco - fino a due anni farmaci che hanno già superato il vaglio dell'autorità regolatoria europea (Ema) e di quella nazionale (Aifa)».
Va avviato un concreto piano di rilancio del settore farmaceutico, che non può prescindere da una stabilità delle regole per almeno 3-5 anni.

«Questo settore - precisa Di Marco - è bersagliato da continue manovre penalizzanti che hanno, tra gli altri effetti, anche quello di spingere gli investitori a spostare l'attenzione in altri Paesi. Sono necessarie più tutele del brevetto, in linea con quanto accade in Europa».

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