Un piano in tre mesi per salvare il Meazza Dubbi e paletti dai club

Restyling senza trasloco: via allo studio Webuild Milan e Inter chiedono proprietà di stadio e area

Nuovo San Siro, progetto Arco Associati
Nuovo San Siro, progetto Arco Associati
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Milan e Inter non rallentano e non fanno passi indietro rispetto a quelli che - ad oggi - sono considerati i «piani a» per il nuovo stadio di proprietà, San Donato Milanese per i rossoneri e Rozzano per i nerazzurri, ma c'è il via libera al sindaco Beppe Sala a verificare «in tre mesi», quindi entro fine maggio, un piano di fattibilità con Webuild sull'ipotesi di ristrutturare di San Siro. É la linea concordata durante l'incontro convocato ieri alle 9 da Sala a Palazzo Marino. L'amministratore delegato dell'Inter Alessandro Antonello è arrivato intorno alle 8.50, solo con un minuto d'anticipo il presidente del Milan Paolo Scaroni e il vertice (il primo con i club di nuovo insieme al tavolo, dopo mesi di gelo) è durato non più di 35 minuti. Il sindaco ha accompagnato i top manager l'auto in cortile, fotopportunity che testimonia clima disteso, Scaroni e Antonello si sono allontanati insieme in macchina per una confronto di una decina di minuti davanti a un caffè. Prima che venisse diffusa la nota congiunta trapelavano già i primi dubbi dei club, soprattutto sui tempi del cantiere e la possibilità di giocare il Campionato con i lavori in corso.

La nota fornisce però dettagli e paletti fissati dai club per rendere percorribile (o quantomeno per prendere in considerazione sul serio) l'ipotesi del restyling. Intanto, il percorso. Webuild collaborerà pro bono, «secondo la disponibilità già manifestata» con lettera inviata all'ad Pietro Salini a sindaco, Milan e società M-I Stadio), alla redazione di uno studio di fattibilità che «dovrà essere consegnato in tre mesi». Le squadre produrranno linee guida «per una possibile ristrutturazione che porti ad avere uno stadio più moderno ed efficiente», dall'aumento dei posti executive a bar e servizi all'altezza. A inizio incontro Antonello ha espresso l'irritazione per il sopralluogo già svolto da Webuild e Milan senza coinvolgere l'Inter, Scaroni si è scusato.

A valle del piano, il Comune e i team «verificheranno possibilità e modalità per procedere». I club hanno ribadito la «necessità di una tutela dell'eventuale perdita di capienza durante i lavori», le famose garanzie chieste da Scaroni, i cantieri dovranno essere compatibili con il calendario delle partite, manifestazioni sportive e concerti «al fine di evitare danni economici» ma soprattutto «per mantenere un'esperienza coinvolgente, sicura e confortevole per gli spettatori». Importante il passaggio che precisa che «nel progetto andranno considerati sviluppi urbanistici nell'area di San Siro, in particolare per la sua riqualificazione». Interesse del sindaco e forse più delle squadre che vogliono aumentare le entrate attraverso locali e servizi commerciali, come era previsto nel progetto «San Siro bis» sull'area del Meazza, una volta demolito. «Questione vincolante, nelle forme da definire» è che lo stadio «dovrà diventare di proprietà delle squadre».

Una richiesta che nasce dai club, a fronte dell'ingente investimento non basterebbe la concessione del diritto di superficie per 90 anni, chiedono l'acquisto dello stadio e dell'area perimetrale (parcheggio, parchetto) per inserirli a bilancio come asset in caso di rinegoziazione del debito o vendita. Sala infine ha «preso atto» che le squadre «continueranno nell'esplorazione delle possibilità alternative in essere, con l'auspicio però che il percorso intrapreso porti rapidamente a una conclusione soddisfacente per tutti».

Club alla finestra. Da ambienti Inter trapelano dubbi sui tempi - inizio lavori, andrà sfruttata soprattutto l'estate ma sono già in programma 19 concerti quest'anno ed è partita la programmazione 2025, in vista della cerimonia olimpica il 6 febbraio 2026 altri stop e lo stadio non potrà essere un cantiere - e sulla convivenza Campionato-cantieri. Da area Milan non trapela nè ottimismo nè scetticismo, il mood è di ascolto e attesa degli esiti del piano proposto dal sindaco (non dai club) come ultima chance per salvare il Meazza. Ma ci vorrà qualche mese, gli esiti non sono scontati, «la priorità - precisa Scaroni - resta San Donato», dove ieri si è riunito il Consiglio per l'avvio dell'accordo di programma.

L'Inter ha un'opzione su un terreno dei Cabassi a Rozzano fino ad aprile e chiederà quasi certamente una proroga. Se naufragasse il «dossier Meazza», secondo alcune voci i club potrebbero persino replicare il modello dello stadio condiviso fuori Milano.

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