Le piante sono così sensibili da far vergognare... i vegani

I vegetali amano Mozart, pensano, memorizzano, si aiutano. Quindi cibarsene è come essere cannibale...

Le piante sono così sensibili da far vergognare... i vegani
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Ho deciso di documentarmi con diversi libri che parlano delle piante per mandare un messaggio ai vegani e ai vegetariani. Quelli che quando li inviti a cena ti dicono «sono vegano» con un certo disprezzo verso di te che non lo sei, e non sai cosa dargli da mangiare e l'unica cosa che pensi è: non lo inviterò più, ma ora cosa gli do?

Mi sono documentato perché ho trovato una soluzione ai miei problemi e forse anche ai vostri. Non sono saggi scientificamente ortodossi, ma d'altra parte molta gente, e molti vegani, non sono scientifici, anzi reputano scientifico ciò che va contro la scienza. Partirei quindi dal libro di Peter Tompkins e Christopher Bird, La vita segreta delle piante, da poco edito dal Saggiatore. Se non siete vegani potete anche non leggerlo, ma se siete vegani o vegetariani dovreste leggerlo.

Perché le piante, ci spiegano gli autori, hanno comportamenti che noi non riusciamo a vedere. Le piante sentono, ma non possono esprimersi. Sono geniali come Stephen Hawking, ma senza la tecnologia che gli permetteva di esprimersi. Gli autori dicono che hanno un sistema nervoso (proprio così, un sistema nervoso, una specie di sistema nervoso come il nostro, ma diverso, forse migliore) per cui sono intelligentissime, sensibilissime. Citano tanti esempi, tra cui l'agronomo George Washington Carver, che guariva le piante cantandogli canzoni. Altre piante sono sensibili alla musica classica, Mozart, Beethoven, Bach. Non gli mettete dell'heavy metal perché vi muoiono subito. Sono creature speciali, delicate.

Non so come abbiano fatto a capire le preferenze musicali, ma conta poco, di certo i libri sulle piante proliferano. Perché le persone amano la natura, che per me è come un ebreo che ami i nazisti, la natura ci stermina, ma in ogni caso le piante rappresentano la natura, soffrono in silenzio, è terrificante.

Il botanico Stefano Mancuso sulla sensibilità e sull'intelligenza delle piante ha fatto tutta la sua carriera editoriale. Libri come La tribù degli alberi (Einaudi), L'incredibile viaggio delle piante, La nazione delle piante, La pianta del mondo (tutti Laterza), vi cambieranno la vita, cari vegetariani e vegani.

Anche secondo Mancuso le piante elaborano informazioni, pensano, a tal punto che Mancuso dirige il Laboratorio di Neurobiologia Vegetale dell'Università di Firenze. Neurobiologia vegetale, proprio così. Le piante sono come animali sensibilissimi, dice Mancuso. Nel suo libro Verde brillante, edito da Giunti, Mancuso sostiene che le piante probabilmente sono intelligenti, e possono cambiare il nostro modo di essere. Basta parlarci, sentirle, percepirle. Loro, assicura Mancuso, possono memorizzare e imparare. Proprio così, memorizzano, imparano.

Si aiutano perfino tra di loro, quando una pianta che sia un loro parente è in difficoltà. C'è anche della meccanica quantistica in mezzo (diffidate sempre quando qualcuno vi parla di meccanica quantistica riferendosi a organismi biologici). La comunità scientifica è perplessa, ma sappiamo che la comunità scientifica è tutta un complotto di scienziati pignoli rompiscatole, se una cosa non gliela provi ed è riproducibile non ci credono.

Ok, non hanno un cervello, le piante, non hanno un sistema nervoso (una specie, sostengono i succitati), a noi sembra stiano lì a fare la fotosintesi e basta, e invece no. Se andate a leggere i commenti dei lettori di Mancuso confermano tutti. Una certa Maria Magnani dice: «Le mie piante sentono se a curarle sono io o no. I risultati, anche con lo stesso livello di cura, non sono paragonabili». Se affidate il vostro gatto a un amico amante dei gatti sopravvive, se gli affidate un geranio della Magnani muore, perché il geranio capisce che non è la Magnani. Quindi Mancuso ha ragione, se anche la Magnani conferma.

C'è tutta una popolazione che parla con le piante. Io stesso ne ho conosciuta una, amica di mia mamma. Mi ha detto «Io con le mie piante ci parlo». Le ho detto: «Ah, e cosa rispondono?». «Io sento cosa rispondono». Ecco, vedete. Sicuramente anche a voi sarà capitato qualcuno che parla con le piante. Non prendeteli per pazzi. Hanno fatto una scoperta fondamentale e di grande utilità sociale, almeno per me. Voglio dire: come farà adesso un vegano a mangiarsi una pianta? Un essere così sensibile, superiore a tutti gli altri animali, inclusi noi. È come se vi mangiaste Anna Frank.

Io consiglio ai vegani di documentarsi come me, riflettere, e smettere di nutrirsi di verdure. Soffrono come neppure potete immaginare. Da oggi in poi potete dire al vegano che vi capita davanti: «Cosa? Mangi verdure? Ma sei un assassino». Un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l'umanità onnivora.

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