Di Pietro: «Siamo fidanzati con Doria e spero di fare il testimone di nozze»

Di Pietro: «Siamo fidanzati con Doria e spero di fare il testimone di nozze»

«Ci siamo fidanzati, ma non ancora sposati. Io sono stato testimone di fidanzamento, e spero di fare anche da testimone di nozze»: la butta sul faceto, il leader di Idv Antonio Di Pietro, nel commentare l’incontro che ha avuto ieri mattina, a Genova, con Marco Doria, candidato sindaco del centrosinistra. E aggiunge subito: «Dobbiamo ripartire dall’accordo di Vasto per allargare la coalizione. Anche per questo, con Doria, ci siamo dati una quindicina di giorni per approfondire il progetto di base. Non per dire ci sto o non ci sto, ma per starci, non per tenere sospesa la decisione, ma per lavorare sul programma». Un programma, però, che a giudizio di Doria dovrebbe cancellare la gronda. Difficile conciliare questa posizione drastica con il Di Pietro sostenitore della infrastrutture. Ma lui, l’ex magistrato, non ci trova nessuna contraddizione. E sguscia come un’anguilla: «Ognuno esprime idee personali - sentenzia - poi la coalizione supera con intelligenza politica e trova l’accordo». È un Di Pietro «nuovo», insomma - misurato, diplomatico, pronto alla battuta più che all’attacco frontale - quello che arriva a Genova per intervenire al convegno sull’energia in Italia, ma soprattutto per mettere nero su bianco l’accordo con il candidato sponsorizzato da «Sinistra e libertà» e maldigerito dal Pd. Tant’è che sottolinea: «La scelta di iniziare un confronto con Doria è stata presa dall’Idv a livello locale» perché il partito è organizzato sulla base delle responsabilità delle strutture periferiche. Accanto a lui piegano ritmicamente e gioiosamente il capo avanti e indietro, fra gli altri, il big di peso locale Giovanni Paladini, l’altro big di peso Nicolò Scialfa, Marilyn Fusco e Maruska Piredda (di peso molto inferiore, non per politica, ma per silhouette), Stefano Anzalone e Maurizio Zipponi. Un po’ defilato, con la sua solita aria scettica, Salvatore Ottavio Cosma, che ha elaborato una legge (sullo sviluppo dell’occupazione ) da otto mesi ferma in Regione (in sintesi: il salario d’ingresso per un lavoro a tempo indeterminato sarebbe pagato in parte dall’azienda, in parte dalle Fondazioni bancarie, poi il lavoratore «rimborserebbe» una quota mensile che andrebbe a ricostituire un fondo). Arriva anche lo spazio per i temi nazionali. E qui Di Pietro si esalta. Stipendi dei manager pubblici: «Mi preoccupa non tanto chi prende stipendi alti e paga le tasse, quanto chi guadagna molto e non le paga». Articolo 18: «Un falso problema. È il Pd che soffre, ma anche s’offre».

Riforme: «Prima di andare ad elezioni è importante fare due riforme, una elettorale e l’altra istituzionale». Finisce qui. Appuntamento a Genova, fra due settimane, per celebrare il matrimonio con Doria. Indissolubile. Salvo complicazioni.

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