Di Pietro, il sobillatore innamorato del megafono

L’ex Pm gioca a fare il «signor no», scavalcando Veltroni. E proponendo persino una cordata col Tfr dei dipendenti

da Roma

«Una volta, in un prato, una rana vide un bue e presa dall’invidia di tanta grandezza gonfiò la pelle rugosa».
Dite che stiamo esagerando con le favolette di Fedro ed Esopo? Non è colpa nostra se questa lunga e tormentata vicenda dell’Alitalia attira sempre più nuovi protagonisti che fanno di tutto per incarnare i più sventurati tra i personaggi additati a monito dalla saggezza classica. Tonino Di Pietro ad esempio, che ieri sulla piazzetta di Montecitorio ha improvvisato un comizio ad uso e consumo di un gruppetto di hostess e dipendenti Alitalia, spronandoli a dir di no all’accordo ormai in vista, e a dar vita essi stessi, col loro Tfr, ad una nuova e più popolare cordata: non vi ricorda la rana dell’apologo?
I sondaggi dicono che a dir di no su tutto, opporsi senza se e senza ma scavalcando strenuamente e sempre anche Walter Veltroni, finirà col premiare elettoralmente il partito dell’ex magistrato. Ma forse ieri, Di Pietro s’è lasciato prendere la mano. Sarà che è lanciato contro il cosiddetto «lodo Alfano» e contro chi rifiuta la Vigilanza Rai al suo candidato - per avere questa Commissione parlamentare tira ora per la giacchetta anche il presidente Napolitano - ma passando sotto Palazzo Chigi per raggiungere Montecitorio s’è fermato col gruppetto di giornalisti che sul portone del governo seguono la trattativa sull’Alitalia, e preso dall’abbrivio ha cavalcato anche questa tigre: «In queste ore ho avuto incontri e contatti con varie associazioni, stiamo valutando la possibilità di una proposta alternativa a Cai», ha rivelato. Come, come? «Stiamo vedendo se siamo in tempo, e se ci sia uno spiraglio politico per una cordata alternativa che parte da una public company e coinvolga vettori importanti al fine di presentare un’altra offerta rispetto a quella attuale», ha spiegato confermando.
Una bomba, che il leader di Italia dei valori ha rilanciato pochi metri dopo, prima di entrare alla Camera. Sotto l’obelisco, al di là delle transenne, stazionava un centinaio tra assistenti di volo e piloti che manifestavano contro tutto e contro tutti, in particolare contro il governo. Vederlo e chiamarlo è stato tutt’uno, «Tonino mandali in galera!», han preso ad invocarlo. E lui s’è precipitato oltre le transenne in quel piccolo bagno di folla. Baci e abbracci da ragazze in camiciola e scalmanati in maglietta rossa, grande agitar di cartelli che deploravano «Alitalia regalata ad Al Capone». Gli han teso un megafono e Di Pietro lo ha afferrato al volo ergendosi a comizio col petto gonfio. «La situazione è stradelicata», ha esordito tra gli applausi, per poi proseguire: «Tutti hanno paura di quel che hanno fatto e hanno fretta di chiudere al più presto l’accordo per mettere il cappio intorno al collo dei lavoratori che hanno subìto. Ma bisogna finirla con questi ultimatum: se solo si aspetta un po’, possiamo far nascere un’altra cordata, senza la fissa dell’italianità e con imprenditori onesti».
Parole al vento, senza progetti o fatti concreti? Manco per niente, l’oratore era un fiume di progettualità e ha ribadito: «In queste ore ho avuto vari incontri, ho visto anche diverse vostre associazioni. Facciamo una proposta alternativa al niente di Cai, mettiamoli con le spalle al muro con una proposta basata su azionariato popolare, qualche imprenditore e il supporto di una compagnia straniera seria». Ancora applausi frenetici, baci e abbracci, e il signor no ha conquistato il portone di Montecitorio.
Mancava il terzo tempo, e Di Pietro è tornato alla carica coi giornalisti in Transatlantico, ribadendo e aggiungendo particolari alla sua proposta. «Gli unici a gongolare per questo accordo su Alitalia sono i furbetti del quartierone, gli speculatori del quartierone», ha esordito. E poi: «Ecco perché io invito il commissario straordinario Fantozzi a fare il suo dovere: sentire i piloti e gli assistenti di volo se ci vogliono mettere i soldi del Tfr, e dare spazio e tempo ad una cordata diversa, alternativa, che di mestiere faccia il vettore aereo, che offra qualcosa in più allo zero assoluto che offre Cai».


Almeno per ora, nessun sindacato della gente dell’aria, nemmeno quello dei piloti, ha raccolto gli sproni del leader di Idv. Certo, si può anche non essere d’accordo con Fedro, che insegnava come «il debole, quando vuole imitare il potente, muore». Ma come finì la rana a forza di gonfiare il ventre per gareggiare col bue, lo sapete.

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