Gli italiani sono sempre più anziani, sedentari e disabili: lo rivela la relazione sullo stato sanitario del Paese 2009-2010, presentata oggi al ministero della Salute, una sorta di "cartella clinica" dello Stivale. I dati evidenziano un sostanziale peggioramento delle condizioni di salute a causa dei cattivi stili di vita, in particolare la sedentarietà e il fumo. Qualcuno provocatoriamente azzarderà questa ipotesi: se pur non facendo attività fisica e fumando viviamo più a lungo, allora forse tali comportamenti non sono poi così nocivi... Ovviamente non è così.
La "speranza di vita" è una delle più alte al mondo (pari a 76,1 anni per gli uomini e a 82,2 anni per le donne). Nonostante questo dato sicuramente positivo sono ancora troppi gli anni vissuti con forti limitazioni causate dalla disabilità. In particolare in Italia nel 2007, sebbene le donne abbiano una vita media di 5,5, anni più elevata degli uomini (84,2 anni rispetto ai 78,7), hanno in media 6,4 anni in più da vivere con disabilità: ben 22,3 anni rispetto ai 15,9.
La sedentarietà uccide
Fare poca o addirittura nessuna attività fiscale è letale: la sedentarietà, infatti, è al quarto posto tra le principali cause di morte dovute a malattie croniche, quali disturbi cardiaci, ictus, diabete e cancro, contribuendo a oltre 3 milioni di morti evitabili l’anno a livello mondiale. In Italia nel 2010 il 22% della popolazione (oltre i 3 anni) ha dichiarato di praticare uno o più sport con continuità, mentre il 10,2% lo pratica in modo saltuario. Le persone che, pur non praticando un’attività sportiva, riferiscono di svolgere una qualche attività fisica, come fare passeggiate per almeno 2 chilometri, nuotare o andare in bicicletta, sono, invece, il 28,2%. La percentuale dei sedentari, cioè coloro che non svolgono alcun tipo di attività fisica nel tempo libero nè praticano uno sport, è del 38,3%.
Le cause di morte
Fra gli uomini, le malattie del sistema circolatorio, per la prima volta nel 2008, diventano la prima causa di morte (97.953 decessi su 281.824 totali), superando i tumori (97.441). Tra le donne invece le malattie cardiovascolari si confermano la prima causa di morte, con 126.531 decessi su 296.366 (43%), mentre i tumori, responsabili di 74.767 decessi (25%) sono la seconda grande causa.
Le vittime per il fumo
Al fumo sono attribuiti dalle 70mila alle 83mila morti l’anno, con oltre il 25% di questi decessi tra i 35 e i 65 anni di età. Nonostante una riduzione dei fumatori avvenuta in seguito alla legge che ha introdotto il divieto di fumo nei locali pubblici (entrata in vigore nel 2005), è stabile la percentuale di chi proprio non vuole rinunciare alle sigarette: il 22,8% della popolazione con una prevalenza di maschi (29,2%) rispetto alle femmine (16,9%). Nel 2010 il numero di italiani che sono riusciti a smettere è però aumentato, passando da 17,5% al 18,4%.
Più della metà dei bambini italiani vive in famiglie in cui almeno uno dei genitori è fumatore, e lo paga a caro prezzo: si stima che il 15% dei casi di asma tra i bambini e i ragazzi sia attribuibile proprio al fumo dei genitori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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