Era già, a modo suo, una starlette quando varcò languida e sicura le porte del carcere. Se dovesse uscirne, quattro anni dopo le si prospetta un futuro da diva. Sfilate, foto, pubblicità tv. Qualcuno vocifera ci sia un jet privato pronto a riportarla in America se i giudici della corte dAssise di Perugia decidessero di credere alle sue tante menzogne e liberarla.
Non cè trattato di estradizione tra noi e la terra dove vige ancora la pena di morte al di là dellOceano. Negli Usa, in caso di «imprevisti» la bella «Foxy» Knox potrebbe stare traquilla. La pg Manuela Comodi si aggira come una tigre che annusa il pericolo. Inquieta, rabbiosa, decisa a combattere. Lei rappresenta laccusa, quello di ieri era lultima battaglia, poi la parola, presumibilmente lunedì, passerà alla giuria.
Al suo fianco il collega Giuliano Mignini: «Nel caso in cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito fossero assolti cè il rischio di una fuga allestero al quale non sarà possibile rimediare», chiosa davanti alla Corte. Il preludio era stato durissimo: richiesta dergastolo per i due ragazzi accusati -insieme con livoriano Rudy Guede già condannato- di aver massacrato tagliandole la gola Meredith Kercher, la notte dopo Halloween. Un gioco erotico finito male, il rifiuto della vittima, forse troppo alcol e droga in corpo, forse altri rancori non sopiti per spiegare questo omicidio, come lo definisce laccusa «inutile». «Hanno ucciso per niente», ribadisce la Comodi. «Sono giovani ma anche Meredith lo era. Meritano il massimo della pena che per fortuna nellordinamento italiano non è quella di morte».
Da presunta assassina a vittima, la bella biondina di Seattle? Manco per sogno, ribadiscono i pm. «Quando ai telegiornali ho sentito parlare di crocifissa dai media ho pensato alla Stefanoni (la biologa della polizia scientifica il cui lavoro è stato bocciato dai periti super partes, ndr) e invece si parlava di Amanda», replica Mignini a un avvocato difensore. «Ci vuole un coraggio da leone per sostenerlo, dato che la Knox ha avuto a disposizione per la sua difesa una struttura pubblicitaria costata un milione di dollari. E forse la cifra è per difetto. Una cosa mai vista». «Si è parlato anche di processo amandocentrico -ha proseguito il pm - ma sono stati gli imputati a stringere un patto di acciaio per buttarla tutta contro il nero».
In mezzo a questa matassa di bugie, verità e troppi dubbi, il dramma di una famiglia che non rivedrà pìù Mez.
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