IN POCHE ORE Su 51 esercizi osservati il «non dichiarato» è stato di 33.400 euro

VeneziaIl presidio di cassa non ha disturbato più di tanto gli abituali consumatori dello spritz del venerdì. Quello che anche in una regione di lavoratori indefessi come il Veneto ha più gusto, perché puoi prenderne due o tre, tanto l’indomani puoi dormire un’ora di più. Certo, qualcuno si è anche chiesto cosa ci facessero quei personaggi inquietanti, griffati Agenzia delle entrate, appostati alla cassa accanto a un titolare insolitamente prodigo di scontrini fiscali. Ma già al secondo macchiato-Aperol la curiosità si è dissolta e la serata è filata via liscia, come sempre, e l’operazione anti-evasione più ricca di consonanti della storia, «Blitz Spritz Replay», ha prodotto i risultati che gli Sherlock Holmes della denuncia dei redditi sospettavano: nei locali veneti l’alcol annebbia i riflessi di chi sta alla cassa e il numero di scontrini emessi è perciò largamente inferiore al numero di bicchieri scolati dal popolo dei bevitori.
Cosa hanno fatto quei furbacchioni dell’Agenzia delle entrate? Semplice, si sono messi alla cassa per tutta la sera. Bravi, pensavano forse di trovare un oste che non batte gli scontrini davanti al gendarme? Certo che no. Infatti quella sera, venerdì 2 dicembre per la precisione, tutti gli spritz sono stati diligentemente registrati, complice la presenza dichiarata dell’esattore. Stiamo parlando di un’indagine condotta a tappeto in 51 locali sparsi in tutte le sette province del Veneto, utile per avere un’idea di quanto incassa, o dovrebbe incassare, un baccaro di Venezia piuttosto che un disco-bar di Vicenza in un venerdì sera di spritz. Risultato: in media ogni bar del Veneto incassa 1.726,23 euro, con Padova indiscussa regina degli spritz grazie ai 2.872,65 euro e Belluno cenerentola con appena 688,73 euro.
Detto che quando si tratta di spritz a queste latitudini nessuno si tira indietro, lo scopo dei diabolici ispettori era quello di confrontare gli incassi «vigilati» del 2 dicembre con quelli, diciamo più liberi, dei venerdì precedenti. Il blitz sullo spritz ha prodotto un bel po’ di bollicine, se è vero, come è vero, che la media di scontrini battuta in precedenza è risultata essere il 38 per cento inferiore ai 1.726,23 euro «certificati». Se la matematica non è un’opinione, la media di imponibile non dichiarato dai locali veneti supera i 655 euro. Nel caso specifico, visto che i bar visionati erano 51, l’imponibile evaso nel suo complesso è stato di oltre 33.400 euro.
La media statistica, come insegnava Trilussa a proposito di chi mangia due polli e di chi non ne mangia alcuno, non è molto indicativa. Il locale da primato, per esempio, è a Venezia: rispetto ai venerdì privi di controllore, l’incasso monitorato è stato del 229 per cento più elevato. Non male neanche a Rovigo, dove l’aumento di un esercizio è risultato essere del 149 per cento. Così come si possono fare delle sensibili differenze tra province, con Belluno e Vicenza che vincono il premio di contribuenti modello (lo scostamento medio è stato, rispettivamente, del 7 e del 15 per cento), mentre Venezia e Rovigo, come si poteva dedurre dal primato precedente, finiscono dietro la lavagna con scostamenti record del 92 e del 68 per cento. Insomma, paese che vai, spritz che trovi e scontrino che, non necessariamente, ti danno.
Si dice, ma la lotta all’evasione non si fa sullo spritz. Può anche darsi, ma le proiezioni fatte dall’Agenzia delle entrate sui dati ricavati nel venerdì di paura, portano a cifre impressionanti. «Con scostamenti presunti - osservano alla direzione regionale del Veneto - che possono oscillare tra i 40 mila e i 200 mila euro di incassi non dichiarati all’anno, e punte fino a 250 mila euro in provincia di Venezia».
Il solito invito rivolto al contribuente-bevitore è quello di chiedere lo scontrino per ogni spritz consumato.

Obiezione condivisibile, in linea di principio, solo che rischia di naufragare all’aumentare, e al variare, dei bicchieri. Se uno mantiene ancora la lucidità per chiedere lo scontrino vuol dire che il titolare del locale, oltre che un potenziale evasore, è anche un imbroglione e smercia spritz di dubbia qualità.

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