dal nostro inviato a Milano
Ieri la Germania ha fatto ammenda: se il prezzo del gas è schizzato alle stelle nell'estate del 2022, la colpa è anche della corsa agli acquisti fatta da Berlino per riempire gli stoccaggi. Vero. Ma non è solo di Olaf Scholz la colpa. Ne è convinto Simone Demarchi, Amministratore Delegato di Axpo Italia: "Io dico che il maggior speculatore sui prezzi del gas è stata la Commissione Europea" quando ha obbligato i Paesi a "mettere il gas negli stoccaggi". Era scontato: se la politica decide di comprare sul mercato "tutto il gas che c'è", il prezzo alla fine "non poteva che aumentare".
La sfida del gas
Di questo, e di molto altro, si è parlato alla prima tavola rotonda della Ripartenza 2023, la kermesse ideata da Nicola Porro che va in scena agli IBM Studios di Milano. Gas e speculazione, certo. Ma anche futuro energetico. Paolo Scaroni, ex presidente di Enel e Eni, uno che conosce a menadito la materia, è convinto che l'Europa non debba affatto cullarsi sugli allori. L'inverno che stiamo vivendo è stato più mite di quanto ci aspettassimo: se Burian si fosse abbattuto sull'Europa prima, e più a lungo, allora i consumi sarebbero "cresciuti tantissimo" e avremmo avuto "restrizioni sull'uso del gas". Così non è andata, ma il futuro è meno roseo di quanto potremmo immaginarci. "Dobbiamo abituarci a vivere in un continente in cui i costi energetici saranno nel lungo termine, forse per sempre, tra il doppio e il triplo - spiega Scaroni - Come possiamo andare avanti a sostenere un prezzo dell'energia che sarà più alto rispetto a quello dei nostri concorrenti internazionali è un dilemma che avrà l'Italia, e tutta l'Europa. Finirà che abbandoneremo i mestieri energy intensive in Europa e i produttori sposteranno le loro produzioni in quei paesi che hanno un costo dell'energia più basso".
"La Russia? Era il nostro Texas"
La fonte di tutti i problemi la conosciamo: si chiama Russia. Da quando Putin ha invaso l'Ucraina, e l'Ue ha deciso di reagire con le sanzioni, l'intero Europa si è privata del suo "Texas". Ovvero un fornitore enorme di materie prime a basso costo, che ora siamo costretti cercare altrove. Il Gnl è una buona alternativa, ma costa di più. Le rinnovabili possono dare una mano, ma "sono una cosa piccolissima", valgono solo il 20% del fabbisogno e hanno bisogno di tempo. E a noi serve "energia" e "dobbiamo averne tanta", non a caso il 2022 "ha registrato il record storico di consumo di petrolio: 102 milioni di barili". "Useremo gli idrocarburi ancora per molti anni - assicura Scaroni a Porro - Almeno per i prossimi 20 o 30 anni". Cosa può fare, dunque, il governo? Lasci perdere il price cap che, dice Demarchi, "non serve a nulla". E cerchi di "sfruttare la sua posizione geografica di ponte verso l'Africa". "Il nostro obiettivo - dice Scaroni - deve essere quello di sostituire il gas liquido, molto costoso, con quello via tubo che viene dall'Africa". Da questo punto di vista, anche grazie all'Eni, "l'Italia ha una marcia in più anche della Germania".
Le rinnovabili
C'è chi, come Filippo Ghirelli, Executive Chairman & Founder at Genera Group, crede invece che "il nostro nuovo Texas verde possono essere le comunità energetiche". "Cosa sono? Faccio un esempio - spiega Ghirelli - il Comune mette i pannelli sul tetto, alimenta sé stessa e anche le case vicine. Poi magari si agganciano anche le aziende vicine. Il principio è l'autosostenibilità, per calmierare anche i prezzi dell'energia". Sulle rinnovabili investe anche Luigi Ferraris, Amministratore Delegato Gruppo FS Italiane, che con la sua azienda ha già individuato "30 milioni di metri quadrati" dove poter installare "impianti di fotovoltaico o eolico" per cercare di diventare autosufficienti. Tutti, alla fine, chiedono però una cosa: per investire sul green servono meno vincoli e più incentivi per permettere così al mercato di agire.
"Per realizzare i grandi impianti di fotovoltaico di 10, 20 e fino a 50 megawatt bisogna passare da una valutazione ambientale con tantissime autorizzazioni - spiega Tommaso Ferrario - Partner fondatore di AMTF Avvocati - È Troppo". Prendiamo l'esempio delle case, con la direttiva Ue che incombe: "Adeguare l'attuale patrimonio è antieconomico - dice Mario Abbadessa, Senior Managing Director & Country Head Hines Italy - La sostenibilità energetica è di moda e tutti ne parlano. Però non risolvi i problemi con le norme, ma adeguando la domanda con l'offerta: il mercato oggi vuole case efficienti. Certo, costano un po' più: ma se potessimo risparmiare nei tempi per costruire, l'investimento sarebbe ripagato e le case costerebbero di meno". Al momento, è la sintesi, il "green è per ricchi". Sia se parliamo di case, sia se parliamo di rinnovabili. Per produrre occorre consumare energia. E pagarla il doppio dei concorrenti può costare caro.
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Alla tavola rotonda hanno partecipato:
- Luigi Ferraris, Amministratore Delegato Gruppo FS Italiane
- Mario Abbadessa, Senior Managing Director & Country Head Hines Italy;
- Simone Demarchi, Amministratore Delegato di Axpo Italia;
- Paolo
Scaroni, Deputy Chairman di Rothschild & Co.;
- Tommaso Ferrario, Partner fondatore di AMTF Avvocati;
- Filippo Ghirelli, Executive Chairman & Founder at Genera Group
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