Un recente rapporto pubblicato dalla Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive (SIIPAC) ha sollevato un acceso dibattito sulle politiche di regolamentazione del gioco d’azzardo in Italia, ponendo particolare attenzione all’efficacia delle pause forzate per le slot machine promosse in diverse regioni. Si tratta del primo studio scientifico sottoscritto da numerosi psicologi ed esperti che analizza in modo approfondito gli effetti delle restrizioni orarie imposte a livello locale e regionale, evidenziandone i limiti e le criticità. Secondo il documento, queste misure, adottate con l’intento di contrastare il gioco patologico, si sono rivelate addirittura controproducenti.
L’obiettivo dichiarato delle pause forzate è quello di interrompere il flusso di gioco per aiutare i giocatori, specialmente quelli vulnerabili, a riflettere e a distaccarsi da comportamenti compulsivi. Tuttavia, lo studio della SIIPAC evidenzia come queste interruzioni, se mal progettate e non integrate con altre strategie di prevenzione, non raggiungano il risultato sperato. Al contrario, spesso finiscono per alimentare comportamenti compensatori, come il passaggio ad altre forme di gioco o l’abbandono delle sale fisiche per approdare sulle piattaforme online. Quest’ultimo fenomeno è particolarmente preoccupante poiché il gioco online è meno regolamentato e offre ai giocatori una disponibilità continua, senza alcuna forma di interruzione obbligatoria o adeguato controllo.
Un caso emblematico dell’inefficacia di queste politiche è rappresentato dalla legge regionale del Veneto, che prevede tre fasce orarie giornaliere in cui le slot devono essere spente, lasciando inoltre ai comuni la possibilità di introdurre ulteriori limitazioni. Questo approccio ha portato all’aumento di un fenomeno noto come “pendolarismo del gioco”, in cui i giocatori si spostano da un comune all’altro per continuare a giocare nei momenti in cui le slot sono disattivate nel loro territorio. La frammentazione normativa tra i vari comuni non solo alimenta questa dinamica, ma incentiva anche il trasferimento verso il gioco online o, in alcuni casi, verso modalità di gioco illegali. Il risultato è che, invece di ridurre il rischio di dipendenza, tali misure rischiano di aggravarlo, generando nuove problematiche sociali e sanitarie.
Gli esperti sottolineano come la normativa italiana manchi di una visione integrata e di lungo termine, basata su strumenti scientifici e tecnologici che possano realmente incidere sulla prevenzione del disturbo da gioco d’azzardo (DGA). Tra le proposte avanzate nel rapporto, si evidenzia l’importanza di implementare sistemi di auto-esclusione centralizzati, che consentano ai giocatori di limitare volontariamente il proprio accesso alle slot, e tecnologie avanzate per il monitoraggio delle giocate.
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