Mediobanca chiude i primi sei mesi del suo esercizio con profitti per 611 milioni (+10%) e ricavi a 1,7 miliardi (+4%). Entrambe le voci costituiscono il massimo storico per Piazzetta Cuccia. Ma a tenere banco, ancor più dei conti da record, sono state le cannonate sul Ddl Capitali da parte dell’amministratore delegato Alberto Nagel. La riforma incardinata dal governo, voluta per aumentare l’attrattività del mercato azionario italiano e approvata con un voto bipartisan dalla Camera, non va proprio giù al numero uno della merchant bank: «È un provvedimento che sarà difficile applicare e richiederà interventi correttivi, se si vuole renderlo applicabile», ha affermato Nagel. Il Ddl Capitali, tra le varie altre disposizioni, normerà l’istituto della lista del consiglio d’amministrazione inserendo la novità del voto ai singoli candidati e la necessità dell’assenso dei due terzi del board uscente per poter presentare la lista. «Secondo i giuristi che hanno letto e interpretato la norma - ha detto Nagel - qualora la lista del cda fosse prima nella votazione non si avrebbe l’automatica certezza sul presidente o l’amministratore delegato indicati in lista, ma ci sarebbero forti dubbi sulla loro possibile elezione». Il voto di lista, in realtà, è una pratica già presente nel mondo anglosassone, senza che ciò provochi sconvolgimenti di sorta. Potrebbe tuttavia portare qualche cambiamento in Mediobanca, ed è probabilmente questo che Nagel non tollera. Del resto, la prassi della lista del cda è consolidata e ha consentito una lunga stagione di stabilità ai vertici dell’isituto, nonostante due grandi soci come Delfin (19,7%) e Caltagirone (9,9% al momento del voto a fine ottobre scorso) da tempo premano per avere maggiore peso in cda. Il Ddl Capitali così formulato è pensato per tutelare di più le minoranze, agendo per un riequilibrio di potere tra manager e soci e questo potenzialmente indebolirebbe tutti quei manager che hanno nel capitale soci forti con vedute differenti. E Nagel sicuramente ricadrebbe in quest’ultima categoria.
In attesa di vedere applicate le norme del Ddl Capitali, che a breve farà un ultimo passaggio in Senato, Mediobanca sta continuando il suo processo di trasformazione, con un focus sempre maggiore sulla gestione patrimoniale. In quest’ultimo ambito, che ha visto la nascita del nuovo marchio Mediobanca Premier, le masse totali sono cresciute di 5,5 miliardi e ora si attestano a 94 miliardi. Quest’area di business ha fruttato 240 milioni di commissioni contribuendo all’utile netto al 31 dicembre del gruppo per oltre 100 milioni di euro (+21,9% rispetto al primo semestre del precedente esercizio). Consistente il contributo del credito al consumo, con 194 milioni di utile (-1,2%), all’interno di un perimetro che si è ampliato con l’acquisto di HeidiPay (operativo nel campo del buy now pay later) attraverso la controllata Compass. Il ramo assicurativo, che ha come pilastro Generali, ha portato 223,4 milioni di profitti (+22,2%).
Mentre continua la debolezza del corporate & Investment banking che ha ottenuto utili per 108,3 milioni, in calo del 26,4 per cento. Il gruppo ha confermato un pay out del 70% sull’utile, con il primo acconto sulla cedola in pagamento a maggi. Fredda la Borsa, con il titolo di Mediobanca che ieri ha ceduto l’1,7% a 11,6 euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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