Confuso, assonnato, assente: spuntano i retroscena dem sulla salute di Biden

Numerosi i libri pubblicati e di prossima uscita che raccontano come i collaboratori dell'ex presidente democratico fossero consapevoli e preoccupati dei problemi legati al suo invecchiamento

Confuso, assonnato, assente: spuntano i retroscena dem sulla salute di Biden
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In questi giorni di turbolenze geopolitiche e finanziarie scatenate dalle iniziative del presidente Donald Trump la stampa Usa, e non solo, si ritrova spesso ad immaginare cosa sarebbe accaduto se il 6 novembre l’America si fosse risvegliata con la notizia della sconfitta alle urne del tycoon. L’opinione generale di analisti ed esponenti di peso del partito democratico è che se Joe Biden avesse deciso con largo anticipo di ritirarsi dalla competizione elettorale, un altro candidato avrebbe avuto maggiori chance di battere il miliardario. E forse avrebbe potuto spuntarla anche l’allora vicepresidente Kamala Harris, subentrata in corsa quando ormai era troppo tardi per organizzare delle primarie di partito che avrebbero potuto rafforzare il suo profilo nazionale.

Destano dunque non poco stupore, se non rabbia tra i simpatizzanti del partito dell’asinello, le ultime rivelazioni contenute in una serie di libri appena pubblicati o di prossima uscita che mostrano come le condizioni psicofisiche di Biden fossero oggetto di preoccupazione dei suoi più stretti collaboratori. Gli stessi che, all’epoca, interrogati dai giornalisti in merito alle continue defaillance e gaffe dell’ex vice di Barack Obama rassicuravano il Paese sul perfetto stato di salute del vecchio Joe.

La questione è approdata sulla prima pagina del Wall Street Journal che già a inizio giugno del 2024 aveva riferito in una lunga inchiesta i numerosi segnali del declino cognitivo dell’allora presidente ottantunenne. Poche settimane dopo, il 27 giugno, il disastroso dibattito televisivo tra Biden e Trump confermò la veridicità del resoconto fatto dal quotidiano conservatore segnando l’inizio della fine per le chance elettorali del democratico.

Il Wall Street Journal torna quindi sull’argomento sottolineando con una punta di (amara) soddisfazione che appena un anno fa mettere in dubbio le capacità di Joe da Scranton era un argomento “tabù” mentre adesso è “ovunque” oggetto di conversazione. Da ciò ne consegue che gli insider del partito democratico non solo sapevano e non hanno fatto niente ma, negando e nascondendo agli americani i problemi legati all’età dell’ex presidente, si sono assunti una pesante responsabilità storica.

Alcune delle rivelazioni più impressionanti sono contenute in un libro scritto dal giornalista Chris Whipple, pubblicato a gennaio negli Usa, nel quale si legge che, durante una sessione di preparazione svoltasi a Camp David in vista del dibattito televisivo contro Trump, Biden, dopo essere apparso “confuso” sulla sua agenda interna, sembrò non ricordare i dettagli di quanto dichiarato dal tycoon sul suo conto. Ad un certo punto il vecchio Joe sorprese i presenti lasciando la stanza per andarsi ad appisolare su una sedia a sdraio vicino alla piscina della tenuta presidenziale. Testimone dell’episodio fu Ron Klain, ex capo dello staff del democratico e tra i suoi più strenui difensori, che rimase “colpito da quanto fosse fuori dal mondo della politica americana”.

In un’altra occasione, nel marzo del 2024, William Daley, l’ex capo dello staff di Obama, espresse stupore per l’utilizzo di un gobbo da parte di Biden durante un evento pubblico. “Come fanno a permettere che questa cosa vada avanti”, si chiese Daley. Lo stesso mese membri dello staff dell’ex senatore del Delaware chiesero ad un candidato per una posizione di spicco nella campagna elettorale come risolvere il problema rappresentato da un presidente che “non ha le energie” per correre per un secondo mandato. A maggio, dopo la cerimonia di consegna della Medal of Freedom, persino l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi dichiarò ad un amico che “Biden non era la stessa persona” di un tempo.

La situazione era così preoccupante che sia Daley che Pelosi chiesero al team dell'allora inquilino della Casa Bianca di cancellare il dibattito di fine giugno. “Non fatelo. Inventatevi qualcosa ma non fatelo”, implorò l’ex capo dello staff di Obama. L'appello cadde nel vuoto.

A seguito della disastrosa performance televisiva, il 21 luglio l’ex presidente annunciò il ritiro dalla competizione elettorale. Troppo tardi per permettere alla sua vice Kamala Harris di costruire da zero una solida candidatura e sfidare la corazzata Trump. Il resto è storia.

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