Al Qaeda, armi chimiche e il rischio guerra mondiale: cosa si rischia ora

Rivelato dai media l'allarme per possibili attacchi chimici di Hamas mentre cresce la tensione tra Israele ed Iran. Si avvicina lo scontro diretto tra i due nemici storici?

Fumo dalle postazioni militari su una collina dopo un bombardamento israeliano alla periferia del villaggio di Dhayra, vicino al confine libanese-israeliano.
Fumo dalle postazioni militari su una collina dopo un bombardamento israeliano alla periferia del villaggio di Dhayra, vicino al confine libanese-israeliano.
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Tensione sempre più alta in Medio Oriente. Nuove preoccupanti notizie arrivano dalla regione minacciando un ulteriore aggravamento della crisi senza precedenti scatenata dall’attacco di Hamas contro Israele. Secondo il sito Axios le forze di difesa dello Stato ebraico avrebbero trovato sul corpo di uno dei miliziani islamici che hanno partecipato alla strage del 7 ottobre un dispositivo Usb contenente le istruzioni, parte di un manuale di Al Qaeda del 2003, per la costruzione di un “dispositivo per l’avvelenamento con cianuro”.

Il dipartimento per la non proliferazione delle armi di distruzione di massa del ministero degli Affari esteri di Tel Aviv ha già inviato nella giornata di giovedì una comunicazione riservata alle sue ambasciate in decine di capitali in tutto il mondo con oggetto: “Intenzione di Hamas di usare armi chimiche”. Ai diplomatici israeliani sono state impartite istruzioni di passare l’informazione alle loro controparti e di evidenziare come Hamas “intenda condurre attacchi simili a quelli dell’Isis”. In passato funzionari di Israele hanno dichiarato che condividerebbero informazioni con gli alleati solo se le ritenessero autentiche ed affidabili. Al momento né il ministero degli Affari esteri né l’organizzazione islamista che controlla Gaza dal 2007 hanno rilasciato dichiarazioni in merito.

Hamas è già considerata un'organizzazione terroristica dall’Unione europea, Stati Uniti e da altri Paesi occidentali e nella sua carta costitutiva è indicata la distruzione di Israele. Negli ultimi anni però anche il governo guidato dal premier Benjamin Netanyahu aveva sottovalutato il pericolo che andava crescendo ai suoi confini meridionali. Il brutale e violento assalto a sorpresa dei terroristi islamici ha ricordato le azioni di altri gruppi di fondamentalisti dediti a seminare morte e distruzione tra la popolazione e hanno reso evidente l’errore commesso dalla classe politica e dall’intelligence dello Stato ebraico.

Mentre le forze di Tsahal si apprestano a dare il via all’operazione di terra a Gaza, si moltiplicano le aggressioni su altri fronti compiuti da altre organizzazioni sostenute, come Hamas, dall’Iran. Negli ultimi giorni sono aumentati i lanci di razzi dal Libano da parte di Hezbollah e, nonostante Joe Biden abbia dispiegato due portaerei e inviato 2000 marines nel Mediterraneo orientale come misure di deterrenza, si sono registrati attacchi contro le basi americane in Iraq e Siria.

Il rischio dell'attacco a tenaglia

A conferma di quanto la situazione in Medio Oriente sia potenzialmente esplosiva, è arrivata la dichiarazione di Nil Barkat, ministro dell’economia israeliano, il quale in un’intervista esclusiva per il The Mail on Sunday ha promesso di “tagliare la testa al serpente” e di lanciare un attacco militare contro l’Iran se il movimento sciita da loro appoggiato dovesse unirsi alla guerra contro Israele.

La preoccupazione per lo Stato ebraico è che le Israel Defence Forces (Idf) possano dover fronteggiare in contemporanea un attacco a tenaglia da parte dei proxies di Teheran dal confine meridionale e da quello settentrionale. Hezbollah, lo Stato nello Stato libanese, è ritenuta essere l’organizzazione paramilitare più potente della regione mediorientale. Secondo le stime più caute degli esperti può contare su 20mila combattenti e altrettanti riservisti e riceve dal regime degli ayatollah 700 milioni di dollari all’anno in finanziamenti.

Il rischio di Terza guerra mondiale

In un commento apparso in queste ore sulla stampa britannica, per l’ammiraglio Lord West, ex capo della Marina di Sua Maestà, lo scenario di una Terza guerra mondiale, per quanto al momento remoto, non sarebbe però totalmente da escludere. Se si arrivasse all’escalation tra Tel Aviv e Teheran ci sarebbe infatti il rischio concreto di uno scontro diretto tra Stati Uniti, Regno Unito, Israele e Arabia Saudita da una parte contro Iran, Libano, Siria e Russia dall’altra.

L’analisi di Lord West evidenzia l’importanza del ruolo di Vladimir Putin, grande alleato dei siriani e degli iraniani, ma non tiene conto di un altro attore

strategico, la Cina. La Russia ha infatti fatto sapere che sta coordinando la sua politica in Medio Oriente insieme a Pechino e il presidente Xi Jinping ha inviato nell’area sei navi da guerra.

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