!["La guerra in Ucraina ci danneggia": spunta il dossier che rivela i timori di Mosca](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/01/24/1737729652-putin.jpg?_=1737729652)
Ad ascoltare la propaganda russa sull’impatto delle sanzioni imposte dall’Occidente a seguito dell’invasione dell’Ucraina verrebbe da pensare che in Russia vada tutto bene. Eppure, l’impatto sull’economia e sulla posizione internazionale di Mosca determinato dalle misure punitive potrebbe essere più profondo di quello che traspare ufficialmente. Infatti, secondo un rapporto del governo della Federazione trapelato in circostanze non del tutto chiare, i funzionari russi ritengono che la pressione occidentale sta ostacolando gli sforzi del Cremlino di attrarre nella sua orbita le ex Repubbliche sovietiche e di costruire legami economici con il Sud globale.
Il documento in questione è stato presentato lo scorso aprile durante una riunione presieduta dal primo ministro Mikhail Mishustin. Secondo il resoconto fornito dal Financial Times, si tratta di un’analisi in cui le autorità della Federazione ammettono che la risposta della coalizione a supporto di Kiev a guida Usa ha aperto una frattura tra la Russia e alcuni dei suoi più stretti partner commerciali. Un risultato non da poco se si considerano, inoltre, le conseguenze sociali determinate dall'inflazione, legata al conflitto, riconosciute persino da Putin durante la conferenza stampa di un paio di mesi fa.
Il governo della Federazione ha presentato il suo rapporto a diverse decine di alti funzionari governativi e dirigenti di alcune delle più grandi aziende statali russe. Tra i partecipanti alla sessione c'erano anche l’ideologo Alexander Dugin e Sergei Karaganov, uomo molto vicino allo zar che ha promosso l’idea di colpire l’Europa con armi nucleari. Nell’analisi si afferma che il Cremlino aspira a creare un blocco commerciale eurasiatico in grado di competere con i suoi rivali americani, europei e cinesi. Questo progetto a lungo termine ha un immenso valore strategico per Mosca in quanto le permetterebbe di rafforzare la sua posizione internazionale collegandola ai Paesi del Sud globale. Tale gruppo, che prevede “a ciascuna parte accesso alle materie prime" e "lo sviluppo di legami finanziari e di trasporto", sarebbe accomunato da una “visione del mondo” in cui la Russia scrivererebbe “le regole” e avrebbe una sua “politica di sanzioni”.
Nel rapporto stilato dal governo della Federazione si ammettono le difficoltà e i ritardi incontrati nella realizzazione del progetto attribuendoli alle politiche adottate dai Paesi occidentali. Questi ultimi hanno applicato nei confronti delle nazioni dell’Asia centrale la strategia del bastone e della carota e di fronte alla prospettiva di pesanti misure punitive la coalizione che sostiene Kiev è riuscita a portare dalla sua parte gli ex partner storici della Russa garantendo loro “accesso ai mercati globali e corridoi di trasporto e catene di fornitura che aggirano Mosca”.
Nel documento governativo russo si legge che i Paesi dell'Asia centrale "stanno approfittando della vulnerabilità della Russia e stanno cercando di integrarsi" senza di essa "in gruppi come l'Organizzazione degli Stati turchi" (di cui fanno parte Azerbaijan, Kazakistan, Kirghizistan, Turchia e Uzbekistan) e il Cremlino dovrà "giocare una lunga partita" per mantenerli nella sua orbita. Il rapporto afferma, senza però fornire dettagli, che le nazioni dell'Asia centrale dovranno "prendere una decisione sulla loro posizione nei confronti della Russia".
Un messaggio che alla luce delle iniziative militari della Federazione in Georgia e Ucraina suona più minaccioso che mai lasciando intendere che, nonostante i contraccolpi interni e internazionali, la politica espansionistica russa abbia individuato già i suoi prossimi obbiettivi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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