Piovono critiche sul ministero della Difesa del Regno Unito accusato da diversi alleati della Nato di non contribuire a sufficienza alla realizzazione di uno scudo difensivo che protegga l’Europa da possibili attacchi con missili a lungo raggio. Le polemiche, svelate in un'inchiesta del Times, arrivano alla vigilia dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump che più volte ha evocato il ritiro degli Stati Uniti dall’Alleanza Atlantica e ha espresso posizioni scettiche rispetto al governo laburista guidato da Keir Starmer. La frustrazione dei partner di Londra è però accompagnata da un allarme circostanziato lanciato da fonti di alto grado della difesa secondo le quali la Gran Bretagna è già “in pericolo” ed "entro 15 anni" un missile balistico “sarà in grado di colpirla da qualsiasi parte nel mondo”.
Downing Street è al corrente di tali punti deboli e ha affidato ad un gruppo indipendente il compito di condurre una revisione strategica del sistema delle forze armate. A guidare lo studio sono Lord Robertson, ex segretario della Nato, e il generale Sir Richard Barrons, che sarebbero “profondamente preoccupati” per le falle nella difesa missilistica britannica. Intanto, la Nato si appresta a richiedere al governo Starmer di investire in sistemi di difesa aerea di superficie per proteggere infrastrutture critiche, tra le quali centrali nucleari o basi militari. Il Regno Unito spende solo l’1,6% del Pil in “difesa convenzionale” (escludendo cioè gli stanziamenti per la deterrenza nucleare) e Starmer si è impegnato a raggiungere il 2,5% complessivo senza fissare alcuna tempistica. Sullo sfondo si staglia la sfida posta da nazioni come Cina, Iran e Russia che continuano a sviluppare capacità offensive in grado di infliggere colpi devastanti contro le nazioni occidentali.
L’indagine del Times, che ha raccolto l’opinione di membri dell’esercito ed esperti in materia, mette nero su bianco diversi scenari da incubo per il governo britannico. Tra questi spiccano la possibilità che gruppi come gli Houthi yemeniti possano usare missili balistici forniti da Iran o Russia per colpire le navi da guerra della Royal Navy, che “attori non statali e terroristi” attacchino basi e strutture di spionaggio del Regno Unito – in questo caso Cipro potrebbe essere una facile preda - o che miliziani di un Paese come la Libia, e non solo, possano colpire Londra qualora dovessero entrare in possesso di missili a lungo raggio.
La mancanza di investimenti in sistemi antibalistici preoccupa gli esperti. I missili balistici sono infatti i più difficili da intercettare. Il Times cita l’Iran che ne possiede all’incirca 3000, capaci di raggiungere una velocità superiore ai 7000 chilometri orari. Una fonte di alto livello della difesa britannica ammette che “il motivo per cui il Regno Unito ha difese aeree molto sottili è perché per 30 anni nessuno ha pensato che ne avessimo bisogno”.
Al momento la protezione di Londra dai missili balistici è affidata nella quasi totalità alla sua flotta di cacciatorpedinieri e l'unico sistema radar di allerta per tale tipo di minaccia si trova presso la base Raf nel North Yorkshire. Una seconda struttura dovrebbe essere operativa non prima del 2029.
Per colmare le lacune il governo britannico ad ottobre ha siglato un accordo di sicurezza con la Germania, ha istituito una partnership per integrare le difese missilistiche con altri Stati della Nato, la cosiddetta Diamond initiative, e ha sottoscritto un programma europeo per sviluppare nuovi missili a lungo raggio. Tentativi che potrebbero però non bastare di fronte ad un nemico che sembra compiere progressi più velocemente del previsto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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