!["Massacrateli". Così Mosca ha torturato i prigionieri di Kiev](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/01/08/1736317134-azq8am2fmlm9wkth4rre-associated-press-lapresse.jpeg?_=1736317134)
Una delle pagine più buie del conflitto in Ucraina, quella legata al trattamento dei prigionieri ucraini nelle carceri russe e di cui sino ad oggi si conoscevano pochi dettagli, emerge a pochi giorni dal terzo anniversario dell’inizio della guerra di aggressione lanciata da Mosca il 24 febbraio del 2022. Ne dà conto il Wall Street Journal riportando in esclusiva testimonianze di tre ex funzionari delle carceri della Federazione, oggi disertori, accompagnate da documenti ufficiali ed interviste ai detenuti.
“Siate crudeli, non abbiate pietà di loro”. Questo sarebbe l’agghiacciante ordine impartito già nelle prime settimane del conflitto dal maggiore generale Igor Potapenko, direttore delle carceri di San Pietroburgo. Destinatari delle istruzioni: le guardie d'élite incaricate di supervisionare il trattamento dei prigionieri di guerra ai quali Potapenko ha specificato che “le normali regole non sarebbero state applicate” e persino le bodycam obbligatorie in altre strutture di detenzione russe “sarebbero state eliminate”.
La crudeltà nei confronti dei prigionieri ucraini non è stata applicata solo nelle carceri di San Pietroburgo ma anche in altre aree del Paese, tra cui Mosca e Pskov. Il quotidiano finanziario americano mette nero su bianco le torture realizzate dagli agenti penitenziari. Un elenco di disumanità in cui rientrano scosse elettriche ai genitali dei detenuti sino all’esaurimento delle batterie, violenze inflitte con vari tipi di materiali e sospensioni delle cure mediche sino alla cancrena e all’amputazione degli arti. Almeno una persona sarebbe deceduta per sepsi.
Le guardie avrebbero interpretato gli ordini impartiti dai loro superiori come una “carta bianca per la violenza” spingendo il maltrattamento degli uomini di Kiev “ad un nuovo livello”. La crudeltà, spiega un responsabile di un’organizzazione per i diritti umani, ha prosciugato negli ucraini “ogni volontà e capacità di combattere di nuovo”, in caso di uno scambio di prigionieri. Due dei testimoni citati dal Wall Street Journal hanno affermato di aver lasciato il servizio carcerario prima di essere costretti a praticare le sevizie ma sarebbero rimasti in contatto con i loro ex colleghi.
Anche gli investigatori delle Nazioni Unite confermano che nelle carceri della Federazione la tortura sia “diffusa e sistematica”. Gli ex funzionari disertori sono entrati in un programma di protezione dei testimoni dopo aver descritto le violenze perpetrate in Russia agli investigatori della Corte penale internazionale (Cpi). La Cpi, che peraltro ha già accusato Mosca di aver eseguito attacchi contro i civili e di aver sottratto bambini ucraini alle loro famiglie in maniera illegale, ha già emesso in passato mandati di arresto per funzionari russi, incluso il presidente Vladimir Putin.
L’unico commento ai resoconti di pratiche disumane in Russia è arrivato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha parlato di accuse “infondate” precisando che “bisogna guardare ai singoli casi”. Le testimonianze di torture sistematiche hanno ricordato a molti osservatori la lunga storia di crudeltà che caratterizza gli istituti di detenzione russi - molti dei quali sono collocati in località remote e costituiscono un vero e proprio “mondo a parte” - sin dai tempi dell’Unione Sovietica.
Una situazione che gli attivisti per i diritti umani continuano a denunciare nonostante negli ultimi anni essi siano riusciti ad ottenere qualche timido miglioramento delle condizioni dei carcerati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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