Più che Vladimir Putin o Xi Jinping è Donald Trump il convitato di pietra al vertice informale dei leader dell’Unione Europea dedicato al tema della Difesa. A dimostrarlo è il commento rilasciato dalla premier danese Mette Frederiksen al suo arrivo a Bruxelles. “La Groenlandia non è in vendita”, ha detto la responsabile del governo del Paese nordico precisando di essere stata “molto chiara come Regno della Danimarca, con grande supporto da parte dei partner europei e dell'Unione europea: tutti devono rispettare la sovranità di tutti gli Stati nel mondo. La Groenlandia è parte del Regno della Danimarca e del nostro territorio”.
Le dichiarazioni di Frederiksen rappresentano la risposta alle prese di posizione del presidente americano che ha manifestato l’intenzione di entrare in controllo dell’immenso e strategico territorio artico. Proprio sulle sorti di Nuuk si sarebbe incentrata la conversazione infuocata tra la leader danese e il capo della Casa Bianca riportata negli scorsi giorni dal Financial Times, una telefonata di 45 minuti che è stata definita “orrenda” e caratterizzata da un Trump particolarmente aggressivo.
Nel tentativo di ammorbidire i toni, la premier della Danimarca oggi ha anche dichiarato di essere "d'accordo con gli Stati Uniti sul fatto che il grande Nord e la regione artica stiano diventando sempre più importanti quando parliamo di difesa, sicurezza e deterrenza”. “Si può trovare un'intesa con gli Usa con una loro maggiore presenza in Groenlandia”, ha detto Frederiksen aggiungendo che "la Danimarca è pronta a fare di più e anche la Nato".
Le sortite di Trump sulla Groenlandia, oltre a quelle su Panama e Canada, si stanno configurando come uno stress test dei rapporti tra i principali partner di Washington. In riferimento al dossier artico, il primo ministro polacco Donald Tusk ha affermato di aver promesso unità “ai nostri amici danesi. Questo è forse il primo test così serio sulla nostra solidarietà e unità in un contesto molto strano perché è la prima volta che ci troviamo di fronte a un problema tra gli alleati". La Groenlandia, che appartiene formalmente alla Danimarca anche se dal 2009 ha ottenuto il diritto a decidere sulla propria indipendenza, è collocata in un’area in cui convergono sempre più gli interessi delle maggiori potenze mondiali e sul suo territorio sono presenti notevoli quantità di risorse naturali.
Oltre a destabilizzare gli alleati di Washington, le dichiarazioni di Trump hanno però avuto il merito di richiamare l’attenzione sull’inadeguato sistema difensivo della Groenlandia. Il mese scorso il ministro della difesa danese ha infatti ammesso di non aver stanziato “per molti anni gli investimenti necessari in navi e aerei per monitorare il nostro regno”. La scorsa settimana Copenaghen ha dunque annunciato che spenderà circa 2 miliardi di dollari per aumentare la sua presenza militare nell’Artico.
Come ricostruisce l’agenzia Reuters, sin qui la difesa danese della Groenlandia ha incluso “quattro navi di ispezione sempre più vecchie, un aereo Challenger da ricognizione e 12 pattuglie trainate da cani da slitta”. Il Wall Street Journal riporta inoltre che per ridurre i costi di manutenzione delle fregate che pattugliano il territorio artico sono stati addirittura smontati i loro sistemi sonar di avvistamento dei sottomarini ed ex comandanti della marina danese avrebbero espresso dubbi sulla possibilità di considerare tali unità navali modificate delle navi da guerra secondo gli standard della Nato.
Proprio l’Alleanza Atlantica starebbe venendo in soccorso della Danimarca valutando il rafforzamento della sua presenza nell’Artico nel tentativo di convincere il presidente americano a cambiare idea sui suoi piani espansionistici. Stando a quanto rivelato dai media, la strategia, al momento in discussione a livello informale, prevederebbe un aumento delle capacità di deterrenza e difesa della Nato per contrastare le mire di Russia e Cina nella regione artica.
Ma cosa pensano i circa 57mila groenlandesi della partita che si gioca sulle loro teste? Secondo un sondaggio l’85% degli intervistati afferma di non voler diventare parte degli Stati Uniti, il 6% dice di essere favorevole e il 9% appare indeciso. Dati interessanti emergono poi da un’altra rilevazione condotta tra gli abitanti della Danimarca.
Sebbene il 78% si dica contrario alla vendita del territorio artico agli States, il 72% degli intervistati ritiene che tale scelta spetti alla popolazione della Groenlandia. A preoccupare è il fatto che il 46% dei partecipanti al sondaggio veda nell'America, più che nella Corea del Nord e nell'Iran, una minaccia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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