Trump prepara la guerra social: "Dopo Twitter riammettetemi su Facebook"

In vista di Usa 2024 Trump rivuole i suoi spazi di comunicazione social. Dopo il ritorno su Twitter prepara il primo cinguettio e fa pressione su Facebook per la riammissione

Trump prepara la guerra social: "Dopo Twitter riammettetemi su Facebook"
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Donald Trump vuole tornare in grande stile sui social dove ha fatto a lungo discutere per la sua retorica divisiva. Ma dai quali si è al contempo ritagliato buona parte della visibilità politica che lo ha condotto, contro l'intero comparto mediatico Usa, a scalare nel 2016 il Partito Repubblicano prima e la Casa Bianca poi.

Dopo che Elon Musk ha preso il controllo di Twitter, Trump è stato riammesso ma non ha ancora operato ufficialmente cinguettando dal suo profilo. L'account resta silente dai tempi di Capitol Hill, gennaio 2021. In mezzo un bando di Trump dai social maggiori d'America, un fatto che ha fortemente diviso l'opinione pubblica americana. Da un lato, i sostenitori di Trump denunciavano l'attacco alla libertà d'espressione e il fatto che, per esempio, i talebani nell'agosto successivo fossero liberi di annunciare via Twitter la conquista di Kabul. Dall'altro, invece, sono piovute le critiche a The Donald per il ruolo tossico esercitato nella democrazia americana. In mezzo, una discussione accesa sul ruolo delle piattaforme social nel dibattito pubblico.

Trump ha fondato il suo social, Truth, per parlare alla sua base; è stato riammesso su Twitter, ma non lo ha ancora sdoganato. Nel frattempo, meditando una nuova corsa presidenziale che si preannuncia tutta in salita, vuole anche essere riammesso su Facebook per la prima volta dal gennaio 2021. I legali della campagna elettorale di Trump hanno scritto a Meta, la società che controlla Facebook, dichiarando di voler chiedere la riammissione di Trump in nome del pluralismo: "Noi crediamo che il divieto imposto all'account del presidente Trump su Facebook abbia distorto drasticamente ed inibito il dibattito pubblico", si legge in una missiva che è stata consultata da Nbc News. La campagna di The Donald chiede "un incontro per discutere una veloce riammissione del presidente Trump sulla piattaforma".

Del resto il social fondato da Mark Zuckerberg ha stabilito una revisione biennale del bando a Trump e ha comunicato che "annuncerà una decisione nelle prossime settimane in linea con il processo stabilito". I toni di Trump sembrano concilianti e non contengono alcuna minaccia di azione legale. A ottobre, il vicepresidente di Facebook Nick Clegg, già leader del Partito Liberaldemocratico britannico e vice-premier britannico, ha dichiarato al Council of Foreign Relations: "Crediamo che qualsiasi azienda privata – e questo indipendentemente dalle proprie opinioni personali su Donald Trump – dovrebbe procedere con grande ponderatezza quando cerca, fondamentalmente, di mettere a tacere le voci politiche".

Trump intende preparare in grande stile, secondo quanto apprendono i media Usa, il ritorno su Twitter e starebbe lavorando al primo cinguettio dopo la riammissione. Ma al contempo non vuole lesinare alcuno spazio per la sua nuova corsa alla Casa Bianca e spera in un compromesso rapido con Facebook. Azienda che ha disperato bisogno di visibilità dopo un 2022 segnato da un bagno di sangue finanziario e dubbi sul futuro delle strategie di Zuckerberg e che col ritorno di Trump potrebbe uscire dall'angolo in cui, politicamente, si è cacciata negli ultimi anni.

Diventando la prima indiziata di ogni inchiesta volta a regolamentare Big Tech. Un dato che, visto il ritorno del Partito Repubblicano al controllo della Camera dei Rappresentanti, può rappresentare un invito a compromessi stabili. Il rischio di un'ondata di inchieste se il bando di Trump sarà stabilito è reale.

E a prescindere, la fine della censura social su quella che è, piaccia o meno, la base della democrazia, il confronto dialettico di idee, andrebbe salutata come un risultato positivo da chiunque lotti per la libertà d'informazione. Indipendentemente da qualsiasi giudizio su Trump.

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