
Deve essere, senza dubbio, uno strano caso di amnesia collettiva. Perché in questi giorni, dalle parti degli ex grillini e neo contini, si avverte una strana tensione negativa nei confronti della missione della premier Giorgia Meloni a Washington. «Siamo in attesa che Meloni voli a Washington a prendere nuove istruzioni», ha attaccato preventivamente Giuseppe Conte, il quale forse non è lo stesso Giuseppe Conte, ma un omonimo, di quello che si faceva chiamare fieramente «Giuseppi» durante il primo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca e del quale si fregiava di essere grande amico (salvo poi approdare tra le braccia del Dragone). Il medesimo Conte che subito dopo l'incontro di ieri, al culmine della rabbia, non si trattiene e commenta contro ogni evidenza: «Trump 2, Meloni 0».
D'altronde parliamo degli stessi grillini che un tempo si emozionavano come degli scolaretti per un refuso. «Giuseppi» era, stando ai loro giudizi del tempo, la prova provata della grandissima sintonia tra il presidente statunitense e il premier italiano. Il 30 luglio del 2018, giorno in cui l'avvocato del popolo atterra alla Casa Bianca per un bilaterale con The Donald, tra i grillini era tutto un gioioso frinire per le grandi capacità diplomatiche del presidente del Consiglio e per il suo (presunto) ruolo da pontiere tra Vecchio e Nuovo Mondo.
Tutto giusto e tutto legittimo, da sempre difendiamo l'importanza dei rapporti tra l'Italia e l'alleato statunitense. Notiamo solo che allora incensavano i tentativi di Conte per gli stessi motivi per cui oggi attaccano la Meloni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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