Acquisti regionali, verso il via libera. Le fiale del Veneto: 27 milioni di Pfizer

Zaia conferma la disponibilità, Arcuri ne chiede la tracciabilità. Pressing di Lombardia, Piemonte e Emilia. Tavolo tra Regioni, ministero, Aifa e Agenas per studiare il nulla osta senza violare le norme Ue

Acquisti regionali, verso il via libera. Le fiale del Veneto: 27 milioni di Pfizer

L'oggetto del contendere sembrano essere ben 27 milioni di dosi di vaccino anti-Covid della Pfizer. Che arriverebbero direttamente da una produzione, quindi a temperatura meno settanta e verrebbero acquistati dal Veneto in primis ma anche dalle regioni italiane che si mettono in coda. La fornitura infatti, sarebbe molto più del necessario per il Veneto, che conta 5 milioni di abitanti, quindi l'eccesso di vaccino potrebbe essere stornato alle altre Regioni interessate.

Che sono ormai tante. L'Emilia Romagna, per esempio, il Piemonte e la Lombardia. Ma sembra che ormai tutte le regioni stiano sguinzagliando le loro società di committenza per fare indagini di mercato e capire quanti vaccini siano effettivamente acquistabili a livello internazionale e a quale costo. Il Piemonte, inoltre, va oltre. Sta approfondendo sul piano giuridico se sia addirittura possibile fare da tramite per quelle aziende che vorrebbero acquistare i vaccini per somministrarli ai lavoratori. Anche la Lombardia è tra le Regioni che comprerebbero i vaccini anti-Covid in autonomia. «Certo, ci siamo dati da fare, stiamo collaborando con Zaia, abbiamo i nostri collegamenti ammette il governatore Attilio Fontana . Ma siamo fermi perché fino ad ora il Governo non autorizza gli acquisti da parte delle singole Regioni. Noi siamo rispettosi della legge e quindi aspettiamo l'autorizzazione».

È proprio il governo a dover dire l'ultima parola. E un tavolo tecnico tra Regioni, Aifa, Agenas e ministero della Salute è stato già aperto. La discussione sembra serrata, si cerca di capire le strade da percorrere senza violare patti con la Ue in nome di un'emergenza che si fa sempre più stringente a causa delle varianti. Per il momento, la partita si gioca tra il governatore del Veneto Luca Zaia e il commissario straordinario Domenico Arcuri. Il primo, ha chiamato il secondo dicendo che ha questa proposta in ballo, il secondo gli ha detto di scoprire le carte. Cioè vuole sapere da dove arrivano i vaccini, i lotti di riferimento, la tracciabilità. «Ho parlato con il Commissario Arcuri il quale ha chiesto, spiega Zaia - per una verifica fino in fondo, se i vaccini corrispondono a quanto scritto nel contratto». Poi spiega nel dettaglio: Sono ventisette milioni di dosi, divisi in due blocchi di 12 e 15 milioni, da due distinti intermediari con un prezzo in linea, se non, in alcuni casi, più basso di quello di mercato. Dinnanzi a questa occasione, dice Zaia, «una regione, un Paese, non si può girare dall'altra parte». E in Veneto il lavoro è frenetico. Il Direttore generale della Sanità, Luciano Flor, sta controllando lotti e matricole per fare il resoconto finale. Ma poi che può succedere? Arcuri potrà solo verificare l'attendibilità del prezioso carico ma poi passerà la palla al governo. Che dovrà dire appunto l'ultima parola. Se fosse un via libera si affaccerebbe l'altra domanda: dove finiranno i vaccini? È possibile che, ad acquisto effettuato, lo Stato decurti le dosi di vaccini destinate al Veneto per distribuirli a quelle che non hanno comprato autonomamente i sieri. Una cosa che non disturberebbe Zaia più di tanto, visto che il suo obiettivo è vaccinare il prima possibile il maggior numero di persone per arrivare al Veneto Covid free.

L'affare internazionale, se finisse in porto, potrebbero inoltre rimpinguare con milioni di dosi i frigoriferi di tanti ospedali italiani che settimanalmente elemosinano le dosi di vaccino.

Sarebbe dunque un toccasana per proseguire la campagna vaccinale che stenta a decollare per mancanza di materia prima. E le regioni sanno che è ora di cambiare il passo anche sul fronte dei vaccini, per vincere la sfida contro il virus.

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