Aiutiamo i cristiani di Siria a non fuggire davanti all'Isis

Già 500mila sono stati costretti a lasciare il proprio Paese L'appello di monsignor Audo: «Gli europei si battano per noi»

Riccardo Pelliccetti«Voi europei dovreste battervi per impedire che i cristiani abbandonino la Siria. Damasco, la predicazione di San Paolo, Antiochia sono elementi fondanti della nostra comune tradizione cristiana. Invece sembrate aver dimenticato i valori, la fede e la moralità». Le parole di monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo, intervistato dal Giornale tre mesi fa, sono dure, ma lui non è un prelato come tutti gli altri. Celebra le messe tra le rovine di Aleppo, città che fino a pochi anni fa era considerata l'anima della presenza cristiana in Siria. Oggi, invece, circa 100mila cristiani, su una comunità di 150mile persone, hanno abbandonato la città. «Voi cristiani d'Europa a volte vi vergognate perfino della vostra fede e questo, credetemi, ci fa soffrire molto ha affermato monsignor Audo Per noi essere cristiani, difendere la nostra fede, anche davanti a chi ci perseguita, è un motivo d'onore e d'orgoglio».Se i fattori politici hanno dominato inizialmente la guerra civile siriana, nel corso del conflitto è invece esploso prepotentemente l'odio religioso, provocando un esodo di massa. In pratica, quasi la metà degli abitanti della Siria sono sfollati. Secondo i dati dell'Unhcr, a fine 2014 i rifugiati all'estero erano circa 4 milioni, mentre 7,6 milioni erano gli sfollati all'interno del Paese. E risulta ormai chiaro che l'Isis e i gruppi armati ribelli stiano perseguendo un progetto islamista. Non ci sono solo proclami, ma piani precisi per islamizzare a forza le città. A fine 2013, per citare un esempio, a Douma, grande sobborgo di Damasco, 36 ulema hanno emesso una fatwa che autorizza i musulmani sunniti di impadronirsi dei beni di tutti quelli «che non professano la religione sunnita». Ma gli jihadisti non si fermano qui: sono ormai tragica quotidianità le esecuzioni di chi non vuole convertirsi all'islam. E poi sequestri e uccisioni di vescovi e sacerdoti, tra i quali anche padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita italiano scomparso nell'estate di due anni fa. I numeri delle persecuzioni fanno paura e la fuga dall'orrore ha decimato la comunità cristiana: quasi 500mila fedeli, sui circa 1,8 milioni prima dello scoppio della guerra, sono sfollati. Ma il vescovo di Aleppo non ha alcuna intenzione di abbandonare la Siria e, come altre decine di migliaia di cristiani, vuole restare nel proprio Paese. Non è facile sopravvivere in città dove piovono bombe di continuo, dove mancano acqua ed energia e dove chi resta deve sopportare un clima di violenza e paura. «Regalando al fanatismo islamista e ai suoi seguaci la convinzione di poter cacciare i cristiani dal Medio Oriente, li convincerete di poter aspirare alla conquista dell'Europa ha ammonito monsignor Audo Perché voi forse non ci fate caso, ma loro perseguono proprio questo disegno». Per questo motivo Aiuto alla Chiesa che soffre, opera di diritto pontificio, ha lanciato un appello per raccogliere fondi in modo da permettere ai cristiani siriani di non abbandonare il loro Paese. E il Giornale ha deciso di aderire all'iniziativa e di fare una sottoscrizione fra i lettori per sostenere due progetti. Il primo ad Aleppo, dove suor Annie Demerjian sta dedicando la sua vita ad aiutare le famiglie cristiane in povertà. Suor Annie racconta dell'urgente bisogno per bambini e adulti di abbigliamento per l'inverno, dalle scarpe alle giacche pesanti ai maglioni. Il secondo progetto riguarda il villaggio di Dmeineh, nella diocesi di Homs, dove il parroco, padre Georges Haskour, vuole realizzare una sala per la catachesi degli oltre 300 bambini cristiani che vivono lì. Se la formazione dei ragazzi fosse interrotta, le radici cristiane del villaggio rischierebbero di andare perdute per sempre. Aiuto alla Chiesa che soffre e ora anche il Giornale hanno promesso il loro sostegno. Dateci una mano per far trascorrere un Natale e un inverno meno infelici ai cristiani della Siria.

«Aiutate tutti quelli che hanno bisogno, ma non incoraggiateli a venire da voi ha detto il vescovo di Aleppo Non illudeteli che l'Occidente sia un paradiso. Dobbiamo restare a casa nostra. Solo così permetteremo che la Siria torni a essere un paradiso».

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