Alfano ministro azzoppato in fuga dal caso Castiglione

Il leader Ncd in un tweet tace sul caso del sottosegretario siciliano indagato. Che ora potrebbe saltare come Lupi

Alfano ministro azzoppato in fuga dal caso Castiglione

Resistere, resistere, resistere. La tensione è palpabile dentro Ncd che, almeno ufficialmente, è pronto ad alzare le barricate per difendere il sottosegretario all'Agricoltura, Giuseppe Castiglione, indagato a Catania. La linea, concordata venerdì, è quella di tenere il punto, anche dal punto di vista mediatico. Difficile, però, non notare come Angelino Alfano, dopo un silenzio di 48 ore, affidi ai classici 140 caratteri di Twitter il suo pensiero: «Sostegno pieno alle inchieste contro marciume, ladri e ruberie su disperati. La Squadra Stato sa #farepulito su di se #farepresto ». Un linguaggio spezzato tipico dei social network. Ma soprattutto un modo per dribblare la questione calda della vicenda Castiglione. A chi, invece, viene chiesto di uscire allo scoperto è Maurizio Lupi, il più recente «sacrificato» tra gli esponenti governativi toccati dai contraccolpi delle inchiesta giudiziarie: «Castiglione non si deve dimettere, l'uso politico della giustizia ha già fatto troppe vittime innocenti». L'ex ministro querela poi il Fatto quotidiano che lo aveva tirato in ballo direttamente.

Naturalmente nessuno dentro Ncd nasconde la gravità del momento. I dirigenti alfaniani sanno bene che tutto dipenderà dagli sviluppi delle indagini e dalla «graticola mediatica». Se la pressione dovesse salire potrebbe essere lo stesso Castiglione a lasciare l'incarico di governo per non indebolire Alfano, legatissimo al politico di Bronte, e tutelare Ncd. Di certo in ambienti renziani non si nasconde che un bis dello «schema Lupi» - il premier non si espone, l'addio diventa una libera scelta dai connotati più politici che giudiziari - sarebbe la soluzione migliore. Uno scenario prevede il passo indietro un minuto prima di una mozione di sfiducia firmata Sel e M5S. Una iniziativa parlamentare che metterebbe in imbarazzo sia i bersaniani che la sinistra Pd. La partita politica, insomma, è appena iniziata ed è costellata di trappole, visto che Castiglione guida la pattuglia dei siciliani al Senato, drappello non nutritissimo ma comunque potenzialmente determinante. Ncd, inoltre, deve fare i conti anche con i nodi post-elettorali. Nunzia De Girolamo minaccia le dimissioni se Ncd non uscirà dal governo. E perplessità sempre più forti si registrano anche in Lombardia.

Intanto Castiglione resiste. E ricorda che fu il Viminale, durante l'emergenza immigrati del 2011, a garantire per Luca Odevaine, che all'epoca era il direttore della Polizia provinciale di Nicola Zingaretti ed ex capo di gabinetto di Veltroni: «Chiedo garanzie al Viminale – ha spiegato a Repubblica – e le ottengo, anche se non è ascrivibile alla mia parte politica, militavo nel Pdl». Sono diverse le gare per il Cara di Mineo nel mirino dei pm, a cominciare da quella, insolita quanto a tempistica, dell'agosto del 2011. Viene bandita da Castiglione il 5 agosto, il termine per le offerte è il 17, in mezzo c'è Ferragosto: «Le aziende interessate a un'offerta – annota il gip – avrebbero dovuto elaborarla nell'arco temporale di sei giorni lavorativi». Il 18 agosto la commissione, di cui Odevaine fa parte, la aggiudica a «Sisifo». Nel 2012 il copione si ripete, si inserisce un punteggio preferenziale per chi ha le cucine entro i 30 chilometri per blindare l'appalto. Odevaine, intercettato: «...no, a 30 km deve sta da Mineo ... omissis ... e noi quello l'abbiamo messo praticamente per fargli vincere la gara».

Intanto, i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Sinatra, entrambi indagati a Catania, hanno annunciato che martedì prossimo chiederanno lo scioglimento del Consorzio «Calatino Terra di accoglienza», il consorzio dei sindaci la cui ideazione, nelle intercettazioni, Odevaine rivendica.

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