È battaglia su Autostrade per l'Italia (Aspi) con le forze politiche divise tra chi chiede di procedere alla revoca della concessione e chi invita a vagliare proposte di pace. La decisione è attesa dal Consiglio dei ministri di domani, dopo che sabato la società ha consegnato quella che quella che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe essere «la proposta irrinunciabile» richiesta esplicitamente dal premier Giuseppe Conte. Si tratta di «una proposta seria» secondo quanto dichiarato da Gianni Mion, presidente di Edizione, la finanziaria della famiglia Benetton che detiene la quota di maggioranza relativa (il 30% del capitale) di Atlantia in cui a sua volta converge l'88% di Aspi. Il manager tuttavia si dice tutt'altro che ottimista in merito mentre tra i M5s si rafforza il fronte del no. E in Piazza Affari si preannuncia un'altra giornata campale per Atlantia che da inizio anno ha già lasciato sul campo il 40% del capitale, mentre dal crollo del ponte Morandi, oramai quasi due anni fa, la holding ha bruciato 10,5 miliardi circa di capitalizzazione di mercato.
Secondo a quanto finora trapelato l'offerta messa sul piatto da Ponzano Veneto prevede un pacchetto di indennizzi di 3,4 miliardi; la conferma di piano investimenti complessivo 14,5 miliardi; un piano di riduzione tariffaria e soprattutto la disponibilità dei Benetton a fare spazio in Aspi ad altri interlocutori, a iniziare da Cdp (controllata all'82,7% dal Tesoro) e da F2i attraverso un aumento di capitale che doterebbe Autostrade per l'Italia, su cui gravano quasi 11 miliardi di debito, di nuove risorse. Rimangono i punti interrogativi sulla valutazione del gruppo tra i 23 miliardi previsti come indennizzo in caso di revoca della concessione dall'accordo dell'ottobre 2007 e i 7 miliardi a cui l'indennizzo è stato ridotto dal Decreto Milleproroghe.
«È una proposta alla quale il governo deve rinunciare per i motivi arcinoti che hanno causato il crollo del Ponte Morandi e per i comportamenti successivi alla strage» commenta la senatrice M5s Barbara Lezzi che si aggiunge al no pasaran di altri esponenti del Movimento a iniziare dal presidente della Camera Roberto Fico. Sulla stessa linea infatti Roberto Traversi, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti chiede «una discontinuità netta con passato sotto ogni punto di vista».
Più sfumata la posizione di Italia Viva e del Pd, alleati di governo con il M5s. Salvatore Margiotta, sottosegretario al Mit in quota Pd, rileva «dei chiari passi in avanti» nell'offerta di pace di Aspi. «Da due anni su questa vicenda assistiamo a una telenovela infinita, è ora di finirla» chiede Teresa Bellanova, ministro per le Politiche agricole per cui «quello che è dirimente è la tutela dell'interesse pubblico» e al di fuori di questo «qualsiasi discussione appare surreale e incomprensibile. Incluso il divertissement su uno Stato che a ogni piè sospinto dovrebbe entrare in partita». Di «regolamento di conti all'interno del Movimento 5 stelle e con il presidente del Consiglio Conte» parla su Facebook la deputata di Italia Viva Giusy Occhionero secondo cui «il rischio è che a pagare un conto salatissimo siano i cittadini».
Dai banchi dell'opposizione Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia
alla Camera dei deputati, conclude: «Statalizzare Autostrade, come sembra voglia fare Conte, per tenere insieme i cocci della sua maggioranza, rappresenterebbe un pericoloso ritorno al passato e un danno per gli italiani».
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