Dopo avere usato per giorni la processione dei parlamentari nella sua cella per mandare messaggi all'esterno - nonostante si trattasse di esponenti di quello Stato che proclama di voler distruggere - adesso Alfredo Cospito annuncia di non voler più ricevere politici. Fa una ultima eccezione per Ilaria Cucchi, deputata dei Verdi e Sinistra, la quale spiega che l'anarchico ha accettato di incontrarla solo perché «anche mio fratello è morto di carcere». Il resoconto dell'incontro d'altronde non si discosta quasi in nulla da quanto raccontato dai parlamentari e consiglieri regionali che hanno fatto visita all'uomo nei giorni scorsi: «Peggiora di giorno in giorno e di ora in ora, la cosa che mi mette più preoccupazione è che non ha nessuna intenzione di interrompere lo sciopero della fame, per lui è una lotta politica».
É il refrain che Cospito ha affidato regolarmente ai deputati e senatori (tutti di sinistra) che sono andati a trovarlo in carcere dopo l'inizio dello sciopero della fame: «la mia è una lotta politica». É la conferma costante di quanto difficile sarà risolvere nei prossimi giorni il caso: sul tavolo non c'è solo la revoca del decreto che mette al carcere duro l'anarchico abruzzese ma l'intera richiesta di azzeramento dell'articolo 41 bis della legge penitenziaria, quello che prevede il trattamento differenziato per i detenuti ad alta pericolosità.
Solo davanti a una svolta legislativa che cancelli il 41 bis, dice Cospito, io riprenderò ad alimentarmi. Non è un caso, ovviamente, che in ogni suo incontro il detenuto sottolinei questo aspetto. Il suo legale di fiducia, Flavio Rossi Albertini, nelle dichiarazioni pubbliche usa toni più sfumati e possibilisti, insistendo soprattutto sulla situazione personale di Cospito. Ma poi, dal carcere, interviene il diretto interessato a dare la linea: non mi batto per me ma per tutti i detenuti al 41 bis. Nell'incontro con la Cucchi di ieri mattina è ancora più esplicito: «Gli ho chiesto più volte come sta - racconta la senatrice - e lui mi ha detto di pensare i ai detenuti anziani malati che sono al 41 bis».
Per dare al messaggio di Cospito la giusta valenza bisogna rifarsi alle statistiche della direzione delle carceri sulla composizione dei detenuti in massima sicurezza. Dei 778 complessivi 774 appartengono a organizzazioni criminali; di questi quasi la metà, 340, sono anziani con più di sessant'anni; ben 88 sono in condizioni di salute tanto malferme da aver reso necessario nel corso del 2022 il loro trasferimento in ospedali esterni. Insomma, quando l'anarchico indica come il tema della sua battaglia gli «anziani e malati» al 41 bis si fa paladino di una fetta cruciale (e forse dominante) del mondo carcerario della criminalità organizzata. Un mondo finora privo di voce pubblica e che ora si riconosce in lui. Come raccontano bene le conversazioni nel supercarcere di Sassari tra Cospito e il capobastone della 'ndrangheta Franco Presta, cui l'anarchico spiegava: «se mi succede qualcosa, questi qua dovranno pagare».
Quando nel carcere di Sassari Cospito invita i quattro dem venuti a trovarlo a incontrare anche Presta e altri pezzi da novanta, stava già mettendo in atto un piano pronto da tempo.
É un piano di cui lo sciopero della fame costituisce un tassello essenziale, senza di cui la protesta di Cospito non avrebbe avuto quasi alcuna eco: per questo, secondo un rapporto della polizia penitenziaria citato da Open, l'anarchico si sarebbe preparato al lungo digiuno ingrassando fino a 120 chili e assumendo integratori. Ai medici del carcere disse: «so fino a che punto posso arrivare», «so fino a dove posso spingermi», «so qual è il peso sotto il quale non posso scendere».
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