Altro che crearsi un hobby. Ora il sogno della pensione è vivere in Paesi meno cari

Lo studio Allianz: un italiano su tre tra i 25 i 64 anni teme gli assegni bassi. Il 58% pronto ad emigrare

Altro che crearsi un hobby. Ora il sogno della pensione è vivere in Paesi meno cari

La globalizzazione cambia i tratti di un popolo, le caratteristiche peculiari. È un problema, certo, ci si uniforma inesorabilmente. Ma confrontarsi con il mondo senza muovere il tablet può aprire la mente. Noi italiani siamo cambiati. Cominciamo a fermarci sulle strisce, non mangiamo solo pastasciutta, non mettiamo più la canottiera e stiamo riscoprendo il burro. Anche la pensione non è più sinonimo di passatempo e nipotini. «Vado in crociera, mi faccio la barca, mi dedico al giardinaggio, ho il pollice verde e tanti hobbies», si diceva una volta. L'obsoleto inglesismo è passato remoto. Perché da una recente indagine sembra che il panorama si sia trasformato clamorosamente; nel senso che l'Italia (forse) non è più il paese più bello e migliore del mondo. Molti di noi, uno su quattro, sognano di emigrare ai Caraibi o in Spagna. Emigrare anche per pagare meno tasse. Infatti un italiano su tre tra i 25 e 64 anni ha paura di finire alla Caritas con la pensione che incasserà. E questo è solo colpa dell'euro e della conversione all'italiana. Molto tipica, questa.

A rilevare il trend è il Monitor Allianz Global Assistance, con una ricerca condotta in collaborazione con l'istituto di ricerca Nextplora. È peraltro indicativo che le percezioni negative sul trattamento pensionistico si riducano notevolmente, scendendo al 16% tra gli ultra 65enni intervistati, ovvero tra chi in pensione c'è già. Anche la propensione a un trasloco verso lidi esteri varia molto nelle diverse fasce d'età: si comincia con il 27% tra i 25-34 anni, si scende al 24 tra 35-44 anni, per salire al 32 tra i 45-54 anni e poi ridiscendere al 18 tra i 55-64 anni e solo tra over-65 solo il 12% pensa di lasciare l'Italia.

E le motivazioni di questa scelta sarebbero innanzitutto economiche: il 58% si trasferirebbe in un Paese con un costo della vita inferiore e il 26% cerca un sistema di tassazione meno oppressivo del nostro, un paradiso fiscale dove non faccia troppo freddo in inverno. L'insoddisfazione riguarda anche i servizi, tra cui sanità e trasporti, visto che il 21 per cento vorrebbe andare dove i pensionati vengono supportati maggiormente e con servizi migliori.

Non mancano le motivazioni personali. Il 23% degli intervistati cerca un clima migliore. In questi casi, la Spagna risulta essere la meta più ambita (27%), seguita dall'Est Europa (18%, soprattutto Romania e Bulgaria) e dai Caraibi (15%). Al dicembre 2016 si stima che i pensionati italiani trasferitisi all'estero siano oltre mezzo milione. Ecco il perché. Le Canarie offrono un bonus per chi ha figli o coniuge a carico, mentre per chi apre un'impresa la tassazione parte dal 15%. Chi ha una pensione minima, poi, non deve presentare alcuna dichiarazione dei redditi. L'aliquota ordinaria dell'Iva è al 7 per cento (da noi al 22). Inoltre, esistono sgravi per l'affitto della casa e la benzina costa 80 centesimi al litro. Quanto al Portogallo, per il pensionato straniero che ci va a risiedere per 183 giorni l'anno, le tasse sulla pensione spariscono per dieci anni. In Bulgaria, poi, grazie agli enormi vantaggi fiscali, si può vivere con un assegno pensionistico di 800 euro mensili.

Si tratta in gran parte di italiani con una buona condizione patrimoniale e una pensione che si aggira intorno ai 2400 euro netti.

Qualcuno già parla di esodo che arricchirà gli altri Paesi. Il presidente dell'Inps Tito Boeri dorma preoccupato.

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