Ricollocare l'ambasciata italiana in Afghanistan a Doha, capitale del Qatar. È questa l'ipotesi che trapela da giorni dalla Farnesina, confermata ieri dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante la sua visita in Uzbekistan. «In queste ore insieme ai nostri partner ci stiamo confrontando sul luogo dove ricollocare le nostre ambasciate - spiega Di Maio dal tour in Asia centrale -. A Kabul al momento non ci sono le condizioni di sicurezza per riaprirle, per questo prende sempre più consistenza l'idea di ricollocarle, in maniera temporanea, a Doha». Una decisione che non sarà unilaterale, ma «da prendere insieme ai nostri principali partner». Però già molte delegazioni diplomatiche in Afghanistan sono state spostate in Qatar, Paese che, soprattutto a partire dagli accordi di Doha dell'anno scorso tra Usa e Talebani, è diventato il crocevia dei rapporti tra l'Occidente e gli «studenti coranici» che hanno preso il potere a Kabul.
Portare un presidio nella capitale qatariota è l'unica soluzione, al momento, per mantenere una «presenza» in Afghanistan evitando allo stesso tempo di riconoscere la legittimità del nuovo Emirato islamico. Inoltre, c'è la questione sicurezza. Solo Russia e Cina hanno tenuto aperte le loro ambasciate nella capitale afghana, con grosse incognite sulle condizioni di sicurezza del personale diplomatico. Tre giorni fa Di Maio lo aveva ribadito a margine della riunione con i suoi omologhi Ue in Slovenia: «È prematuro parlare di una riapertura dell'ambasciata a Kabul. Allo stato attuale non ci sono le condizioni di sicurezza. Abbiamo ancora tutti davanti agli occhi gli ultimi attentati, dove potevano perdere la vita anche i nostri diplomatici e militari». Dopo la visita in Uzbekistan e Tagikistan, il titolare della Farnesina oggi sarà a Doha. Dagli incontri in Qatar potrebbe arrivare un'ulteriore conferma della volontà di aprire un ambasciata in Afghanistan, ma ricollocata nel paese del Golfo. La monarchia degli Al Thani rappresenta infatti un partner molto importante per l'Italia. Ci sono gli interscambi commerciali in costante crescita (tema al centro della missione di Di Maio in Qatar l'anno scorso), gli interessi comuni in Libia, le iniziative finanziarie dei fondi qatarioti e il gas acquistato dall'Italia. Il tutto inserito nel contesto di un viaggio strategico di Di Maio negli stati asiatici e mediorientali più legati a quanto sta accadendo a Kabul.
Ieri Di Maio ha trovato modo di collegarsi alla festa del Fatto Quotidiano, confermando le preoccupazioni che l'Afghanistan possa diventare «una comfort zone per le cellule terroristiche», definendo «molto improbabile» il riconoscimento del governo afghano e ammonendo sul fatto che «in Afghanistan
bisogna garantire l'accesso libero a tutte le Ong e alle agenzie dell'Onu che si occupano di tutelare le popolazioni civili. Oltre 30 italiani hanno scelto di restare nel Paese per aiutare gli afghani con le Ong e l'Onu».
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