Roma «I settantamila euro? Non sapevo di averli nello zaino. Io e Luca andavamo sempre in quel pub, con il traffico di droga non c'entriamo nulla». Piange davanti al gip Costantino Del Robbio Anastasiya Kylemnyk, 25 anni. Piange e si difende come può. Ovvero scaricando tutte le accuse sull'amico di Luca, Giovanni Princi, 2Cni, secondo l'ucraina, a trattare per quei 15 chili di marijuana con gli emissari di Del Grosso, Simone Piromalli e Valerio Rispoli prima, con il killer dopo. Si ferma più volte per singhiozzare Anastasiya, nonostante l'impianto accusatorio definito dalla stessa Procura «granitico». E accusa, a sua volta, Princi, l'ex compagno di liceo di Luca, ucciso con un colpo di 38 special esploso da Del Grosso. «Prima di quel momento Giovanni era un grandissimo amico del mio fidanzato» avrebbe raccontato al giudice. Una dichiarazione più che un interrogatorio per la baby sitter vittima della rapina. Il pm, Nadia Plastina, non le ha rivolto alcuna domanda. Brutto segno? Secondo il suo legale le parole della donna sarebbero sufficienti per chiarire la sua posizione. Vale a dire la sua estraneità «sull'ipotizzato traffico di sostanze stupefacenti». Avrà convinto gli inquirenti? Difficile pensare che i 70mila euro divisi in due mazzette con banconote di piccolo taglio, da 20 e 50 euro, siano finiti nello zainetto di pelle rosa sulle spalle di Anastasiya senza che lei lo sapesse.
E che ha difeso con i denti nonostante la mazzata ricevuta in testa e che ha fatto scattare in sua difesa il fidanzato, Luca Sacchi. Perché non mollare subito la borsa visto che dalle prime dichiarazioni della «biondina» al suo interno c'erano solo pochi spiccioli e una tessera postepay? Che sia stata colpita da Paolo Pirino prima che il suo amico Del Grosso facesse fuoco su Luca non ci sono dubbi nonostante i genitori della vittima abbiano chiesto l'analisi del Dna sulla «mazza nera con una sfera sulla cima», come raccontano vari testimoni che hanno visto Anastasiya finire a terra immediatamente prima dell'omicidio. Come c'è finito nello zainetto il denaro necessario per pagare i pusher di San Basilio e che l'ucraina sostiene di non conoscerne l'esistenza? Questo è solo uno dei punti rimasti oscuri sul delitto della Caffarella. Tanto per cominciare quel denaro che Del Grosso, durante la sua breve latitanza, avrebbe voluto usare per fuggire in Brasile. Sparito, come è scomparso il revolver che l'assassino ha restituito all'amico di Tor Bella Monaca, Marcello De Propris, che a sua volta se lo era fatto consegnare dal padre Armando. Poi il contenuto dei messaggi criptati, al vaglio degli esperti che hanno sequestrato i cellulari di Pirino, Del Grosso, Piromalli, Rispoli, Sacchi, Anastasiya e i due di Princi, uno ufficiale e uno intestato a un prestanome.
Poi il personaggio misterioso che De Propris incontra in un fast food di periferia dopo la «cazzata» fatta da Del Grosso. «Non gli si può dare niente in mano», commenta De Propris padre. Infine il bancomat di Luca, sparito dai documenti della vittima. Usato per dei prelievi dopo l'omicidio?
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