Anatemi sul Msi e soldi pubblici per il Pci

Gli attacchi da parte di numerosi esponenti della sinistra italiana nei confronti di Ignazio La Russa e di Isabella Rauti, colpevoli di aver ricordato la nascita del Movimento Sociale Italiano, si scontrano con una grande ipocrisia di fondo

Anatemi sul Msi e soldi pubblici per il Pci

Gli attacchi da parte di numerosi esponenti della sinistra italiana nei confronti del presidente del Senato Ignazio La Russa e del Sottosegretario Isabella Rauti, colpevoli di aver ricordato il 26 dicembre la nascita del Movimento Sociale Italiano, si scontrano con una grande ipocrisia di fondo. Molte delle persone che oggi puntano il dito contro La Russa e la Rauti, a inizio 2021 celebravano i cent'anni dalla nascita del Partito Comunista Italiano. Si tratta in larga parte di politici e personalità che non hanno mai condannato i crimini del comunismo e che pretendono di dare patenti di democrazia alla destra. Ora il nuovo bersaglio diventa il Msi arrivando addirittura a chiedere le dimissioni di chi ha ricordato un partito che per quasi 50 anni è stato in parlamento.

Ci sono varie differenze tra la storia del Msi e quella del Pci ma ce n'è una che oggi riguarda i contribuenti. Come si evince dal sito della presidenza del Consiglio, con la legge del 27 dicembre 2019, n. 160, è stato previsto, in occasione del centenario della fondazione del Pci, l'assegnazione di «risorse finalizzate alla promozione delle relative iniziative culturali e celebrative».

Tali risorse servivano per iniziative culturali rivolte «alla promozione e divulgazione, a livello nazionale e/o internazionale con particolare riguardo verso le giovani generazioni degli eventi, delle personalità e delle motivazioni storico, sociali e culturali, che portarono alla fondazione» del Pci. L'ammontare delle somme disponibili ammontava per l'anno 2021 a 800mila euro. Soldi pubblici per celebrare la nascita del Pci di cui «50% da destinare a istituzioni ed enti pubblici e al 50% da destinare ad enti privati senza fini di lucro (per un totale di euro 400.000)». Se i soggetti pubblici ammessi al contributo sono principalmente università, i dati interessanti emergono dai soggetti privati che hanno ricevuto le erogazioni. Tra questi c'è la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna con 31.150 euro, l'Istituto storico della resistenza e della società contemporanea nella provincia di Livorno per 32.620 euro, la Fondazione Gramsci onlus con sede a Roma che ha ricevuto 50.000 euro, così come l'Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico. 48.000 euro i fondi erogati alla Fondazione Gramsci di Puglia, 29.000 dall'Associazione Studentesca Universitaria Unica Radio. Quando si fa notare l'incoerenza di accusare chi ricorda il Msi e poi celebrare il Pci, la risposta più frequente è che in Italia abbiamo avuto il fascismo e non un regime comunista.

L'obiezione è molto semplice: perché dobbiamo utilizzare quasi un milione di euro pubblici per celebrare un partito che si rifà a un'ideologia che ha fatto milioni di morti come il comunismo? Se gli ex militanti del Pci vogliono ricordare il loro partito sono liberi di farlo, così come gli ex missini perché la storia non si cancella, non chiedeteci però di dover anche utilizzare i soldi dei contribuenti per celebrare il comunismo.

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