Anche Zingaretti abbaia ma non morde. "Non c'è alternativa a questo governo"

Il segretario tiene il premier sulla graticola ma rinvia a luglio ogni decisione sul futuro dell'esecutivo. "Chiediamo rispetto a Conte"

Anche Zingaretti abbaia ma non morde. "Non c'è alternativa a questo governo"

Il Pd tiene sulla graticola il premier Giuseppe Conte. E rinvia al mese di luglio la decisione sul futuro dell'esecutivo giallorosso. È una fiducia a tempo, quella concessa ieri al premier dai dem, riuniti via streaming in direzione nazionale. Nessun voto finale sulla relazione del segretario Nicola Zingaretti. Ma la promessa di rivedersi nel mese di luglio «per una grande assemblea nazionale aperta, per parlare al Paese, confrontarci», annuncia Zingaretti. Poco più di un mese di tempo per decidere se buttare giù da Palazzo Chigi l'avvocato del popolo. La parola d'ordine è rilancio. O si cambia ritmo. O sarà Conte a farne le spese.

Il ministro della Cultura Dario Franceschini, indiziato numero uno della congiura anti-Conte, non parla. Ascolta in silenzio tutti gli interventi e si tiene lontano dalla discussione. Anche perché il conclave dem arriva dopo giorni di polemiche sulle modalità di convocazione (da parte di Conte) degli Stati generali dell'Economia. Il Franceschini pensiero è affidato a Marina Sereni (Area dem) che sprona il governo a «proporre al Paese una visione, un progetto». L'intervento del segretario del Pd Zingaretti ha il sapore dell'ultimatum per Conte e i 5 stelle: «Al governo attuale non ci sono alternative ma questo non vuol dire che tutto può essere accettato: il Pd è forza centrale e leale dell'esecutivo che chiede quindi pieno rispetto, in primo luogo da parte del presidente del Consiglio». Rispetto, innanzitutto. Ma il Pd invoca soprattutto un cambio di passo: «Il Paese è davanti a un bivio: o scegliamo l'Italietta oppure possiamo cambiare tutto e costruire un nuovo modello di sviluppo», avverte il segretario nella relazione finale. «Lo scenario del dopo-Italia spiega Zingaretti- pretende scelte nuove e una decisiva svolta da compiere insieme ai nostri alleati. Nessuna contrapposizione ma la necessità per tutti di un salto di qualità necessario dettato dal fatto che la crisi e le scelte europee richiedono uno sforzo programmatico del governo. La svolta passa con risposte adeguate ai dossier Mittal, Alitalia, Autostrade».

Per quanto riguarda gli Stati generali che tanto hanno fatto infuriare il capo delegazione al governo Franceschini, Zingaretti non può che dare via libera ma con alcune avvertenze: «Attenzione ai tempi certi, ora l'Europa chiede a noi rigore, un piano di ricostruzione serio ed adeguato, non possiamo sbagliare». E poi l'avvertimento ai 5 stelle: «Niente scherzi sul Mes». Sulla linea del segretario anche i ministri Paola De Micheli (Infrastrutture) e Francesco Boccia (Affari regionali). Per la ministra delle Infrastrutture «non c'è alternativa a questo governo, ma è bene non dimenticare che dobbiamo usare il tempo a nostra disposizione per cambiare, nei fatti e nei comportamenti, senza inutili polemiche e chiacchiere, questa situazione». Anche Boccia invita a non «tirare a campare perché oggi siamo davanti a un passaggio che non può permettersi di avere mezze misure». Se la linea uscita dalla direzione è quella del pieno sostegno al segretario, si sono registrate anche delle posizioni critiche. È il caso di Matteo Orfini, che già da tempo manifesta anche pubblicamente il suo disaccordo.

Per Orfini «il governo è apparso a volte inadeguato nella gestione e inesistente nella visione e i dem devono uscire dal lockdown politico in cui si sono chiusi, assumendo una iniziativa vera e forte». Ma in gioco non c'è la poltrona di Zingaretti ma quella di Conte. Che il Pd ha deciso di congelare fino a luglio.

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