Ancora uno strappo in casa piddì. Corradino Mineo se ne va sbattendo la porta. "Da oggi lascio il gruppo - annuncia il senatore - auguro buon lavoro ai senatori Democratici e continuerò la mia battaglia in Senato, cominciando dalla legge di Stabilità che, come dice Bersani, 'sta isolando il Pd'".
Da tempo in rotta di collisione con la maggioranza, Mineo rinfaccia al presidente dei senatori dem Luigi Zanda di avergli dedicato, "senza avvertire né me né altri di quale fosse l’ordine del giorno", una intera assemblea cercando di ridurre le sue posizioni politiche "a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti 'buoni' (Amati, Casson e Tocci) e del cattivo, Mineo". "Il Pd non espelle nessuno", ha detto ieri Zanda. Ma, nelle conclusioni dell'assemblea, ha parlato di "incompatibilità" tra Mineo e il lavoro del gruppo. "Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate - chiosa allora il senatore ribelle - come deluderlo?".
"Nel 2013 - ricostruisce Mineo - ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una 'Italia Bene Comune'". Il senatore dice di non amare i saltafossi: "Quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d’affare, e usando - attacca - la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto". Da quel momento, però, ha votato troppe volte in dissenso: dalla scuola alla riforma costituzionale, dall'Italicum al Jobs act.
"Una nutrita minoranza interna, che sembrava condividere alcune delle mie idee, si è ormai ridotta a un gioco solo tattico - dice - lanciando il sasso, ieri sulla legge costituzionale, oggi sulla legge di Stabilità, per poi ritirare la mano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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