La cosa era nell'aria, praticamente inevitabile, sfuggirle era impossibile. Dopo Virginia Raggi anche il sindaco Cinquestelle di Torino Chiara Appendino finisce indagata. Lei in realtà giura di non saperne niente, di non aver ancora ricevuto avvisi di garanzia. Motivo: gli incidenti dello scorso 3 giugno in piazza San Carlo a Torino, durante la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, che in quei dieci minuti di panico irrazionale, hanno provocato 1527 feriti e una vittima, Erika Pioletti, 38 anni, di Domodossola, rimasta schiacciata nella calca. La Appendino è stata iscritta sul registro degli indagati per lesioni in quello che viene classificato come un «atto d'ufficio». Questo perchè la denunxcia non è figlia dei risultati delle loro indagini: a mettere sotto accusa la sindaca di Torino in realtà è una delle persone che sono rimaste prigioniere delle ressa di quel maledetto sabato sera che ha deciso di denunciare l'Appendino perchè responsabile dell'incolumità e della sicurezza di tutti quelli che si sono radunati in piazza per vedere la partita sul maxischermo, Una denuncia che è andata a sommarsi alle decine di querele depositate sulla scrivania della Digos. Un atto dovuto quindi ma non privo di conseguenze anche politiche. Doveva essere responsabilità del Comune di Torino, e quindi soprattutto della sua prima cittadina, organizzare una serata che prevedeva l'arrivo in piazza di moltissime persone, doveva preoccuparsi anche lei che le misure di sicurezza adottate fossero sufficienti a garantire l'incolumità dei torinesi, considerato anche il clima difficile che circonda questi tempi tormentati dagli attentati terroristici. Per esempio sarebbe stato utile, sostiene sempre l'accusa, impedire ai venditori di birre abusive di muoversi indisturbati per la piazza con le loro carriole. Il vetro infatti è stato spesso letale quella sera, nove ferite su dieci sono da taglio.
Se la sindaca, sostiene sempre la denuncia, avesse con un'ordinanza impedito il vetro quella sera, spedito i vigili urbani in forze per controllare che il provvedimento venisse rispettato, molte persone non sarebbero finite in ospedale. Oltre ad Appendino, gli indagati sono Maurizio Montagnese, presidente di Turismo Torino: l'ente delegato dallo stesso Comune a organizzare la serata davanti al maxischermo. E sempre ieri ha ricevuto un avviso di garanzia anche Danilo Bessone, numero due della stessa organizzazione, il cui nome compare in calce ai documenti sequestrati nelle settimane scorse dalla procura.
Da Palazzo civico la notizia dell'iscrizione sul registro degli indagati della sindaca non viene confermata.
Anzi il procuratore Armando Spataro dice: «Non confermo, nè smentisco, se avrò qualcosa da comunicare lo farò in futuro con una nota stampa». E Luca Pasquaretto, portavoce della sindaca cade dalle nuvole: «Non abbiamo ricevuto nulla, nessuna comunicazione dalla Procura. Smentiamo categoricamente». Per ora.
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