Armani, una giacca per otto bottoni

Piumini e smoking realizzati in velluto Mentre da Fendi domina il montone

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Da otto bottoni all'eternità. Dal militare al militaresco che non è tanto uno stile quanto un atteggiamento, la capacità di fare ordine nel caso. Quindi i dettagli da cui secondo Flaubert si capisce la qualità divina di una creazione. C'è tutto questo nella collezione uomo di Armani per il prossimo inverno in passerella ieri a Milano. La sfilata comincia con uno sportivissimo ensemble di pantaloni in fustagno larghi sulla gamba e rastremati alla caviglia, grosso pullover in lana melange, panciotto marrone e giacca fantasia buttata sulle spalle. Subito dopo arriva il primo doppiopetto con due file da quattro bottoni ciascuna che formano una specie di sezione aurea in mezzo al corpo enfatizzando tanto le spalle quanto il punto vita ben segnato.

Inevitabile pensare che di solito queste giacche vanno portate ben chiuse, al massimo si slaccia l'ultimo bottone per infilare più comodamente la mano nella tasca dei calzoni e, soprattutto, sono il simbolo di un'eleganza composta e compassata, da banchiere più che da bancario. Quelle di Armani hanno le stimmate della contemporaneità pur regalando quella bellissima attitudine maschile all'elegante rigore di una volta. Nei capi più sportivi (un sublime caban blu taglio al vivo, il lungo montone doppiato in mongolia) c'è qualcosa di militaresco, nessuna concessione all'eccessivo decorativismo modaiolo, forma e sostanza come paradigma di una lussuosa praticità. I sensazionali piumini di velluto sembrano l'unico modo possibile per uscire dalla dittatura del piumino tout court. E poi c'è la sera che è tutto un gioco di luci e di ombre, di colli sciallati in raso sullo smoking verde bottiglia sempre in velluto lo stilista-imprenditore ha sempre definito: «il tessuto più bello del mondo».

Da Fendi domina invece il montone che la maison ha sempre usato nelle proprie sensazionali rielaborazioni di pelle e pelliccia. Stavolta si tocca l'apoteosi manifatturiera nel cappotto di montone a grossi quadri Principe di Galles ricostruiti a mano con 55 ore di paziente lavoro. Il resto è un magnifico lavoro sull'identità del brand attraverso l'uso innovativo della tela Pequin e di colori come il giallo pergamena per non parlare del logo delle due F poeticamente rielaborato dall'artista @hey-reilly iperattivo su Instagram. Il set della sfilata è divertentissimo: un nastro trasportatore da aeroporto su cui sfilano bagagli dal lusso sibaritico come la carrozzina in visone logato, le valige di coccodrillo colorato, una custodia da violino degna solo di uno Stradivare. Tra gli accessori indossati dai modelli si segnala un ombrellino da testa che, una volta usato, si può appendere a borse e valige grazie a un pratico moschettone. Molto diverso ma ugualmente devoto a una vita lussuosa senza se e senza ma, l'uomo Billionaire per il prossimo inverno si trasferisce in montagna, nelle stazioni sciistiche più costose del mondo tipo St. Moritz, Aspen o Courcheval. Inutile dire che il suo pullover norvegese è in non si sa bene quanti fili di cashmere, il suo bomber in visone bianco, mentre i piumini in visone rasato fuori, dentro sono doppiati di cashmere.

Si torna con i piedi saldamente per terra da Neil Barret con il suo egregio lavoro sullo sportswear, il sartoriale made in Napoli domina come sempre le belle proposte di Isaia e poi c'è Andrea Pompilio che oltre a collaborare con Rossignol lancia una nuova e interessante organizzazione commerciale. Peccato che la fashion week maschile sia un fashion week end. Da cardiopalma a dirla tutta.

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